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Giovedì, 25 Aprile 2024
La questione

Un bando per gestire la Trentino Music Arena. Manica (Pd): "Quale futuro per l'area?"

Il consigliere provinciale chiede di far luce su diversi aspetti con un’interrogazione protocollata a fine ottobre

E quindi, quale sarà il futuro dell’area ex San Vincenzo? A chiederlo è il consigliere provinciale del PdT, Alessio Manica con un’interrogazione protocollata il 26 ottobre. Un’interrogazione che nasce a seguito del bando per la gestione dell’area annunciato dalla Giunta provinciale e reso noto il 14 ottobre che annunciava, per l’appunto, che Trentino Marketing seguirà il bando per individuare chi gestirà nei prossimi tre anni la Trentino Music Arena, “assicurando anche  - scrive il consigliere Manica - la programmazione di almeno sette concerti in quello spazio per l’anno 2023 che, guarda caso, è anche l’anno delle elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale. Si tratta sicuramente di una evidente e fortuita coincidenza, che nulla ha a che vedere con la campagna elettorale della Giunta provinciale, già peraltro inaugurata con il discusso concerto di Vasco Rossi”.

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Per il consigliere, occorre fare luce sulla vicenda anche perché: “Si prevede infatti un bando, redatto da “Trentino Marketing s.p.a.”, per la gestione dell’area e dei concerti, nuovamente senza alcun coinvolgimento dell’ente deputato per legge ad organizzare e promuovere lo spettacolo dal vivo sul territorio, cioè il Centro Servizi culturali Santa Chiara”.

E non è tutto. L’affluenza prevista per gli eventi oscillerebbe fra qualche migliaio di persone e un tetto massimo di ventimila accessi. “Per quale ragione ci si limita a questi numeri, se per Vasco Rossi la Giunta non ha avuto nessuna remora ad organizzare un evento con l’imponente afflusso di oltre centomila persone?” chiede ancora Manica.

“Delle due quindi l’una - afferma Manica -: o per Vasco Rossi si è grandemente esagerato con rischi enormi, come abbiamo sempre sostenuto e come sosteneva anche il dirigente del servizio Polizia Amministrativa della Provincia, per questo ancora oggi protagonista di spiacevoli vicende lavorative finite davanti al Giudice del Lavoro, oppure adesso si sottoutilizzano le potenzialità dell’area”.

C’è poi la questione dell’enorme lavoro fatto nell’area, “spendendo milioni di euro, per poi usarne solo una parte - sottolinea Manica -? Eppure quando si evidenziava lo sperpero di risorse oltre alle molte forzature urbanistiche per un solo concerto, dalla maggioranza ci veniva spiegato che lo spazio sarebbe servito non solo per Vasco. I nodi vengono piano piano al pettine”.

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Tanti i dubbi che Manica porta in discussione, così come i nove punti della sua interrogazione protocollata a fine ottobre, dove interroga la Giunta provinciale per sapere: a che punto si trovi la redazione del bando di gestione dell’area ex S. Vincenzo a Trento e cosa prevede lo stesso in capo al vincitore; qual è la durata prevista dello stesso e se tale bando contiene elementi di tutela a fronte di possibili ricorsi di terzi e quali sono questi eventuali elementi. Se la stessa abbia assunto un atto di indirizzo sui contenuti principali del bando, ed in subordine quali ne siano i contenuti.

Oltre a chiedere per quale ragione il Centro Servizi culturali “S. Chiara”, così come altri organismi di distribuzione dello spettacolo dal vivo, risulterebbero completamente estranei, a quanto dato sapere, dalla gestione di questa partita legata indissolubilmente alle politiche dello spettacolo. E sempre legate alla tipologia di concerti, il consigliere chiede una programmazione, le modalità di accesso, a carico di chi saranno i costi di gestione, oltre a voler sapere se nel periodo collegato alle elezioni provinciali del 2023 verrà rispettato il silenzio elettorale.

Inoltre, Manica chiede in base a quale valutazione tecnica - ed elaborata da chi - si è stabilito il tetto massimo di capienza dell’area pari a ventimila utenti e se tale decisione non è contraddittoria rispetto all’afflusso imponente del pubblico per il concerto di Vasco Rossi del maggio scorso, pubblico stimato in oltre centomila persone e quindi cinque volte più dell’attuale tetto di capienza.

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