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Sanità

Ospedali post covid: tre medici su quattro vogliono lasciare il settore pubblico

Indagine Cimo-Fesmed sulle condizioni di vita e di lavoro dei medici ospedalieri in Trentino. Il 63% lavora fino a 48 ore settimanali e il 27,9% supera questo limite. Il 70,8% del tempo viene impiegato per adempimenti burocratici e solo il 35,7% per l’ascolto del paziente

Per il 59% dei medici trentini lo stress psicofisico è alto, mentre il 55,2% reputa alto il rischio professionale corso negli ultimi due anni. Il 50,7% ritiene di aver messo a repentaglio la sicurezza della propria famiglia. Sono i dati che emergono dall'indagine Cimo-Fesmed, il sindacato dei medici ospedalieri.

Il questionario è stato somministrato in tutta Italia a gennaio ai 4.258 medici ospedalieri iscritti al sindacato. In Trentino hanno risposto in 153, un numero che corrisponde alla quasi totalità degli iscritti alla sezione provinciale del sindacato. L'obiettivo era capire quanto e come i due anni di pandemia abbiano inciso sulla professione medica.

In Trentino, solo il 9,1% sta lavorando per le 38 ore settimanali, così come previsto da contratto. Il 63% è attivo fino a 48 ore, mentre il 27,9% supera questo limite, ritenuto illegittimo dalla normativa europea. Drammatico anche il bilancio legato al tempo dedicato allo svolgimento di atti amministrativi, a scapito del tempo dedicato al paziente e all’esercizio della professione: in provincia il 70,8% del lavoro viene impiegato per adempimenti burocratici, il 4,5% per la formazione e solo il 35,7% per l’ascolto del paziente e l’atto medico.

Secondo i dati raccolti, il 69% dei dottori trentini è intenzionato a proseguire nella propria attività di medico, ma solo il 26,6% vuole rimanere nel settore pubblico. Avendone la possibilità, l’8% sceglierebbe la libera professione, il 17,5% il privato, il 18,6% valuterebbe di trasferirsi all’estero, mentre il 29,3% medita di anticipare il pensionamento.

"Registriamo un malessere diffuso tra i reparti - afferma la rappresentante dei medici ospedalieri di Cimo Trentino Alto Adige Sonia Brugnara -. Quello che preoccupa è anche la perdita di attrattività della professione ospedaliera nella nostra provincia. Mancanza di attrattiva significa depauperare lentamente ma inesorabilmente questo patrimonio di professionalità. Un rischio per tutta la comunità, non soltanto per il personale sanitario".

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