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Vaia / San Michele all'Adige

Tre anni dopo Vaia, un progetto per "rivivere" quell'evento

Nel 2018 la tempesta Vaia provocò 8 morti e la distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine. Dal 28 aprile al museo di San Michele un progetto per non dimenticare

Rivivere con i sensi e le emozioni, attraverso il sonoro e le testimonianze di alcune persone, l'evento meteorologico estremo, poi ribattezzato Tempesta Vaia, che dal 26 al 30 ottobre del 2018 si abbtté su Trentino, nord-est e la più vasta regione montana delle Alpi. Un'iniziativa "per riflettere su quanto accaduto, che rischiamo di consegnare all'oblio". È l'obiettivo de "I suoi di Vaia" dell'architetto Claudio Lucchin, già assegnatario del Gulam award per il Palazzo del ghiaccio di Bolzano. 

Il Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele all'Adige è quasi pronto a dare vita al progetto che aprirà al pubblico il prossimo 28 aprile e rimarrà fruibile fino al 29 ottobre, anniversario della tempesta.

"La tempesta Vaia è una tragedia fatta di molte immagini e pochi suoni - spiega Lucchin -. Però è l’immenso urlo di dolore della Terra a sorprenderci veramente. Non c’è un gusto sadico o maldestro nel tentare di ricostruire quel grido, serve a trasmetterci una forte emozione e a farci capire qualcosa". La sonorizzazione e le musiche de “I suoni di Vaia” sono di Elisa Pisetta e Cristian Postal. "Proveremo - continua l'architetto - a smontare la tragedia di Vaia per tentarne possibili interpretazioni, decodificando quanto accaduto per capire come andare avanti, sapendo fin d’ora che per affrontare e metabolizzare un disastro così grande è necessario innanzitutto ricorrere alla parola, con la quale provare a esorcizzare la morte".

Il presidente del Museo Ezio Amistadi ha accolto fin da subito l'idea: “È importante fare memoria di quanto hanno subito e patito tante, troppe persone del nostro territorio e della più vasta regione alpina. Un’occasione preziosa anche per riflettere sull’importanza del rispetto della natura e su quanto l’uomo sia a essa legato. Ricordiamoci che questo disastro naturale, oltre ad aver causato la perdita della vita ad otto persone e seminato paura fra tanta gente, ha provocato lo schianto al suolo di milioni di alberi con la distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine di conifere”.

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