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Tra 50 anni gli italiani saranno 12 milioni in meno

A dirlo il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo durante il festival dell'economia di Trento

Siamo il secondo Paese al mondo che conta più vecchi, si vive di più e anche meglio, ma non c'è ricambio generazionale con un tasso di fecondità sempre più basso: una trappola demografica che mette a repentaglio i livelli attuali di benessere e di welfare.

Questo il tema al centro del convegno “Demografia, immigrazione e condizione femminile” tenutosi oggi, domenica 5 giugno, all’interno del festival dell’economia di Trento. “Dal 1977 l'Italia vive sotto il ricambio generazionale con 1,5 figli per donna - ha detto il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo -. Di questo passo, abbiamo calcolato che tra 50 anni gli italiani saranno 12 milioni in meno (47 milioni in totale). L'aspettativa di vita aumenta e ci troveremo 1,6 milioni di ultranovantenni con tutto ciò che ne consegue anche dal punto di vista economico: strutture in grado di ospitarli (visto che non ci saranno più le famiglie per accudirli), medici, farmaci”.

Secondo Blangiardo, nemmeno i movimenti migratori riusciranno a colmare questo divario: all’Italia serve una politica a sostegno della famiglia, accanto a un modello nuovo di accoglienza e integrazione degli immigrati.

Per Stefano Scarpetta, dell’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd), un potenziale enorme su cui investire sono le donne lavoratrici e la formazione scolastica dei ragazzi. “Fino ai 30 anni - ha detto - il tasso di occupazione delle donne in Italia è simile a quelli di Francia e Svezia. Ma quando le donne si assentono magari per fare un figlio, non rientrano più o se tornano trovano posizioni lavorative precarie”. Per quanto riguarda i giovani, invece, “la scuola - sostiene Scarpetta - deve investire di più sulla formazione di tecnici di qualità”.

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