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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Storia di rinascita / Borgo Valsugana

Dalla leucemia all'oro mondiale: "Ho vinto grazie a chi mi ha dato una seconda vita"

Stefano Dalvai racconta a TrentoToday il suo trionfo a Perth e l’oro vinto ai World Transplant Games

Immaginate di prepararvi per mesi a una gara, la più importante che avete mai affrontato. Una gara dall’altra parte del mondo, dove le montagne di casa sono lontane migliaia di chilometri e diverse ore di fuso orario. Immaginate quindi di arrivare nel luogo in cui si svolgerà la gara, ma vi dicono che c’è un po’ di ritardo; poco male, ne approfittate per scaldarvi. Poi, sentite uno sparo: la gara che aspettate da una vita intera è appena cominciata. E voi non siete partiti.

Potenzialmente un dramma, in realtà una possibilità di rivincita, l’ennesima nei confronti di una vita che sembrava avervi voltato le spalle. È quello che ha provato a Perth Stefano Dalvai, 35 anni, di Borgo Valsugana dove lavora in ambito scolastico, due bambine a riempirgli ogni istante della giornata, un trapianto di midollo osseo e un oro ai World Transplant Games del 2023, ovvero il massimo evento sportivo dedicato alle persone che hanno ricevuto un trapianto (che sia di organi così come di cellule emopoietiche). Perché quella gara di cui abbiamo parlato nelle scorse righe, Stefano l’ha vinta. E l'ha raccontata a TrentoToday.

La premiazione

“Potrei scrivere un libro su quei 5 chilometri di corsa. Quando ho sentito lo start sono andato dagli organizzatori a chiedere se fosse la mia gara; hanno guardato la pettorina e hanno detto ‘Sì’. Mi si è azzerato tutto e ho cominciato a correre. Sono arrivato senza riferimenti e ho vinto”. La vittoria di Stefano, però, non inizia a Perth, in Australia. Inizia nel 2014, quando gli diagnosticano la leucemia e gli fanno il trapianto di midollo osseo, in quanto resistente alla chemio. Inizia dalla tragedia e dalla rinascita.

Una vita di corsa, quella di Stefano: prima il calcio poi, appunto, la corsa. Per non parlare della vita da papà. In mezzo tante gare con normodotati, la proposta degli Europei per trapiantati in Portogallo, l’oro di Perth. E la certezza di dover continuare a correre. Proprio come quando, in Australia, mancavano 100 metri al traguardo, e quell’oro si stava materializzando intorno al collo di Stefano.

L'iconica immagine della vittoria e della rinascita di Stefano

“Pensi agli allenamenti, al sudore, ai sacrifici. E poi pensi che in quel momento puoi essere un segno di speranza per chi sta lottando. Intendiamoci, falcata dopo falcata senti un mix di emozioni che, ancora adesso, faccio fatica a comprendere. Rivedi le persone che ami, i momenti della malattia, chi ha creduto in te. La mia non è una storia di sport, è una storia di rinascita. Io ho vinto un mondiale grazie a chi mi ha dato una seconda vita” racconta ancora l'atleta.

In quell’oro c’è il suo donatore, la sua famiglia, gli amici, i medici. E la sua terra: “Sì, è un oro del Trentino, della gente che mi ha sostenuto in questa impresa, della mia terra e delle mie radici. Non siamo solo una piccola provincia sparsa tra le Alpi”. Sorride mentre lo dice. Ha ragione Stefano: il Trentino non è solo una piccola realtà montana. È campione del mondo con lui; perché, oggettivamente, a tagliare quel traguardo con Stefano c’erano tutti. Anzi, c’eravamo tutti.

Stefano festeggia con la bandiera del Trentino

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