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Il futuro dello smart working

La pandemia ha cambiato moltissimi aspetti della vita di tutti, compreso il lavoro, reso "agile" e gestibile da casa

Lo smart working dall'inizio del 2020 si è fatto strada divenendo una pratica consolidata e, con grande probabilità, proiettata al futuro anche "dopo il Covid". Sono state moltissime le aziende italiane che hanno scelto, più o meno forzatamente, questa formula per non chiudere e continuare a far lavorare i propri dipendenti. Però a campagna vaccinale iniziata, e con la prospettiva della possibilità di tornare a lavorare "in presenza" cosa ne sarà di questa modalità di lavoro "agile"? In un'indagine del 2020 in Trentino, questa formula di lavoro è piaciuta nel 90% dei casi. 

Il lavoro "agile" nel mondo

Oltreoceano la necessità, come spesso accade, è diventata virtù. Grandi aziende come Twitter e Spotify, per esempio, hanno annunciato che i loro dipendenti lavoreranno da casa ‘a tempo indefinito’ anche dopo la fine dell’emergenza. Per Jennifer Christie, responsabile delle risorse umane di Twitter, se i dipendenti sono riusciti a lavorare da casa e vogliono continuare a farlo “per sempre”, Twitter lo “renderà possibile". Non solo: come premio, l'azienda ha previsto un bonus di mille dollari per ogni risorsa per l'acquisto di supporti tecnologici per lavorare da remoto.

L'esempio di Twitter è servito da apripista ad altri colossi, primo tra tutti Microsoft, che ha adottato lo smart working permanente ormai da diversi mesi: in questo caso, la soluzione proposta è stata ibrida, con circa una metà delle ore settimanali in ufficio, e l’altra metà da casa.

Anche Spotify, leader indiscusso dello streaming musicale on demand, permetterà ai suoi dipendenti di lavorare in smart working per sempre, se lo vogliono, anche dopo l'emergenza Covid-19. "L'efficacia non può essere misurata con il numero di ore trascorse alla scrivania, anzi, dare alle persone la libertà di scegliere dove lavorare incrementa la loro produttività", scrive l'azienda sul suo blog.

Lavorare in smart working in Italia

Dopo la sperimentazione "forzata" durante l’emergenza, a fine 2020 solo il 6% delle imprese ha dichiarato di voler tornare alle condizioni preesistenti senza smart working. Ed è emerso dalla terza edizione della survey “Future of Work 2020” rivolta alle direzioni del personale delle grandi aziende italiane, realizzata da Osservatorio Imprese Lavoro. Il 60% delle imprese indica nello smart working l’iniziativa più urgente su cui investire per quanto riguarda la gestione delle risorse umane e il 67% mette la digitalizzazione in cima alla lista delle priorità.

Uno scenario, quello di un'Italia sempre più "agile" da un punto di vista lavorativo, realistico e plausibile, che si traduce in un vero cambiamento epocale, con protagonista la tecnologia. Le opinioni sull'argomento sono però contrastanti: c'è chi vede un'evoluzione agile dell'intero sistema e chi invece ne critica profondamente le modalità, che rischiano di distruggere la socialità.

Ecco che allora, realizzare una modalità di Smart Working "sana" potrebbe significare proseguire sulla strada della digitalizzazione, senza però mai perdere di vista il ruolo dell’azienda come luogo di socialità e aggregazione. Una sfida impegnativa, ma che molte aziende italiane sono in grado di vincere.

Smart working: l’azienda può mettere “occhio” sulla tua postazione a casa? Basta un software per controllare i dipendenti in telelavoro. Il datore non ha un potere illimitato di controllo. Anzi. Lo Sportello dei Diritti sconsiglia la sorveglianza dei collaboratori, in quanto rischia di peggiorare il clima aziendale

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