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Ambiente

Siccità, gli acquedotti trentini fanno acqua da tutte le parti

Si stimano perdite fino al 40%. Il consigliere dem Alessio Manica interroga la Giunta provinciale

Gli acquedotti trentini perdono tra il 30 e il 40 per cento dell’acqua. A dirlo è l'Agenzia provinciale per le risorse idriche e l'energia (Aprie). “Quando si parla di sprechi degli acquedotti - spiega l'ingegnere Franco Pocher dell’Aprie - in realtà si parla di stime. Nessuno può sapere con certezza quanta acqua si perde nel passaggio tra le fonti e le utenze finali. La stima è però tra il 30 e il 40 per cento dell'acqua”.

“Le grandi perdite - prosegue Pocher - tipo le rotture complete dei tubi o il cedere delle giunzioni, sono le meno problematiche perché, se da un lato sono capaci di disperdere nel terreno grandi quantitativi, di norma proprio per le loro dimensioni vengono facilmente individuate. La criticità vera è data dalle micro-perdite, che caratterizzano praticamente tutto il sistema acquedottistico, che è mediamente anziano. Non è facile individuarle e alla fine la somma di tutte le piccole dispersioni causa circa due terzi della perdita totale”.

Sul tema il consigliere del Pd Alessio Manica ha presentato oggi lunedì 4 luglio, un’interrogazione per chiedere alla Giunta quali interventi siano previsti per efficientare gli acquedotti trentini. Due settimane fa, davanti alla Terza commissione del Consiglio provinciale, l’assessore provinciale all’Ambiente nonché vicepresidente della Giunta provinciale aveva già fatto sapere che “per sistemare l’intero sistema acquedottistico del Trentino sarebbero necessari 400 milioni di euro”. Risorse di cui la Provincia di Trento non dispone e per cui in parte aveva lanciato la palla ai Comuni: “Gli acquedotti sono di proprietà comunale e tante amministrazioni che si sono attivate negli anni scorsi oggi non subiscono i gravi effetti dalla siccità. Molte amministrazioni hanno importanti avanzi di amministrazione, li usino”.

Tonina si era comunque detto pronto a intervenire: “Di fronte a una crisi di questo tenore - ha affermato in aula - si impone una revisione delle priorità di intervento della Provincia, la quale si attiverà in questo senso quanto prima”. “Peccato - accusa però oggi Manica - che negli ultimi quattro anni di governo la Giunta guidata da Maurizio Fugatti abbia stanziato pochissime risorse per l’ammodernamento della rete di acquedotto e che anche nel prossimo assestamento di bilancio non vi siano risorse a ciò destinate, a fronte di centinaia di milioni di euro destinati invece a opere stradali”.

Con la sua interrogazione Manica vuole in particolare “sapere dalla Giunta quante risorse ha destinato a questo scopo dal 2018, quali azioni intende implementare, se esiste un quadro conoscitivo dello stato di fatto a livello provinciale e quali interventi in materia di acquedotti sono stati sottoposti ai bandi Pnrr”.

Il Pnrr è il piano nazionale di ripresa e resilienza per la ripresa economica post pandemia. Al Trentino spettano 1,26 miliardi di euro, che verranno spesi quasi interamente (930 milioni) per il progetto di circonvallazione ferroviaria a Trento. È stato proprio Tonina in aula ad affermare che sarà necessario investire parte delle risorse del Pnrr trentino per l’efficientamento degli acquedotti: “In assenza di significative precipitazioni, anche l’Adige rischia di non ricevere più acqua dallo scioglimento delle nevi e anche il Trentino potrebbe trovarsi ad attraversare un’estate molto difficile”.

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