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Giovedì, 25 Aprile 2024
Attualità San Giuseppe / Corso del Lavoro e della Scienza, 3

Serra tropicale del Muse: cosa è cambiato in due anni

Collezioni botaniche, nuovi abitanti e habitat. Ecco perché è importante non mancare alla riapertura

Chiusa a marzo del 2020 per l'arrivo del coronavirus, la serra tropicale montana del Muse sabato 19 febbraio riapre le sue porte ai visitatori dopo due anni. E' un evento importantissimo per tutti, anche per chi l'ha visitata in passato. Il motivo? Perché dopo due anni ci sono tanti meravigliose novità sa scoprire e ammirare. 

Serra tropicale montana del Muse (Foto Muse)

Chi sono gli abitanti della serra 

Tra le 13 specie animali che popolano l'oasi tropicale protetta delle Dolomiti, ci sono due anatre dal dorso bianco (Thalassornis leuconotus), sono le ultime arrivate e fanno parte di una specie tipica degli ambienti acquatici dell’Africa sub-sahariana. Come spiegano gli esperti del Muse, si tratta di piccoli Anatidi dal piumaggio fulvo a strisce scure e due evidenti macchie bianche, una vicina al becco e l’altra sul dorso, coda rigida e grandi zampe palmate in posizione arretrata, tutti adattamenti che favoriscono l’immersione e la ricerca del cibo (frammenti vegetali e piccoli invertebrati) sul fondale. I due esemplari ospiti della serra, nati in cattività da un allevatore italiano di anatre “ornamentali”, andranno a fare compagnia ad altre 12 specie tra uccelli, anfibi e pesci.  

La serra tropicale montana chiusa per due anni

Francesca Rossi, ornitologa e responsabile degli animali vivi del Muse, rassicura: “Le specie animali presenti hanno sicuramente beneficiato della tranquillità determinata dal periodo di chiusura della serra. Soprattutto gli uccelli hanno potuto utilizzare tutto lo spazio disponibile senza doverlo condividere con i visitatori, e alcuni di loro, come i pettirossi testadineve, Cossypha niveicapilla, si sono anche ripetutamente riprodotti. Inevitabilmente, quindi, il periodo successivo all’apertura sarà un po' stressante per loro: avranno bisogno di tempo per abituarsi alla costante presenza dei visitatori e nei primi giorni saranno un po' più timorosi e frequenteranno più volentieri le chiome degli alberi piuttosto che gli arbusti e il terreno. Piano piano però torneranno a capire quali sono i loro spazi “sicuri” e sarà possibile quindi vedere il turaco che si nutre dalle mani degli addetti e i pettirossi testadineve che cantano e mangiano in prossimità del sentiero”. 

Collezioni botaniche: censite oltre 200 specie vegetali 

Le specie botaniche presenti in serra sono oltre 200. E anche qui, ci sono delle belle novità: la collezione di 6 specie di vaniglia, tra cui la Vanilla imperialis, la più grande esistente. Nella parte della serra dedicata ai coltivi, è in corso la prima fruttificazione della pianta di cacao, assieme alla papaia e ai banani, mentre qualche settimana fa sono stati raccolti il primo Jackfruit (frutto della Artocarpus heterophyllus) e il primo frutto di vaniglia. Per la seconda volta in Italia (la prima si era verificata sempre al Muse durante il lockdown), è fiorita la Pseudohydrosme gabunensis, pianta della famiglia delle Araceae, endemica delle foreste del Gabon. Il suo fiore ricorda vagamente un grammofono, con colorazione di fondo giallo-verdastra e al centro una vistosa macchia dal rosso cupo. La sua fragranza, come suggerisce il nome scientifico e come sottolineano gli esperti, odora di serpente d’acqua.   

“In serra custodiamo diversi endemismi delle montagne dell’Eastern Arc della Tanzania, alcuni dei quali molto rari come Allamblackia ulugurensis, un albero con semi commestibili utilizzato localmente per la produzione di sapone. L’obiettivo - spiega Francesco Blardoni, botanico del Muse - non è quello di creare un giardino tropicale, ma quello di far immergere il visitatore in uno spaccato autentico di una foresta tanzaniana. Per perseguire al meglio il tematismo della serra montana africana, durante il periodo di lockdown abbiamo realizzato anche un grande lavoro di sostituzione delle specie botaniche asiatiche, originariamente utilizzate come controfigure, con nuove specie proprio di origine tanzaniana”.  

Manutenzione e nuovi habitat 

Non sono rimasti con le mani in mano gli esperti del Muse durante i due anni di chiusura. Oltre alla manutenzione ordinaria e necessaria per garantire un'ottima qualità di vita a piante e animali, hanno realizzato sul lato meridionale della serra un nuovo specchio d’acqua (di una trentina di metri quadrati) rappresentativo delle superfici di “acque ferme” e particolarmente adatto alla crescita di ninfee e altre piante flottanti. Tra queste spicca un grande esemplare di Typhondorum lindleyanum, imponente Aracea (quindi un parente delle alocasie o “orecchie d’elefante”), che ricorda un banano cresciuto nell’acqua.  

Inoltre, per agevolare ancora di più la conoscenza degli ospiti che visiteranno la serra, è stata realizzata una nuova cartellinatura identificativa delle specie botaniche grazie alla ristampa delle didascalie realizzata in legno di iroko con incisione laser a cura del Muse Fablab, l’officina di fabbricazione digitale del museo. 

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