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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Sindacati in piazza per cambiare la scuola

Flc Cgil e Cisl Scuola: «per un'istruzione di qualità stabilizzare i precari, ridurre il numero di bambini e studenti per classe, rafforzare gli organici»

«Credere nella scuola vuol dire credere in un futuro migliore per la comunità». È il principio che ha ispirato i sindacati che a maggio hanno firmato a livello nazionale con il ministro dell'Istruzione Bianchi il "Patto per la scuola al centro del Paese". Il passaggio importante al quale ci si aspetta di assistere non deve rimanere solo una «dichiarazione di intenti» sostengono i sindacati trentini, ma continuare a camminare, concretizzando anche sostenuti da adeguati investimenti.

«Vale per l'Italia e vale anche per il Trentino» affermano i sindacati «dove il confronto sulla scuola post pandemia non è nemmeno partito e intanto l'unica decisione assunta dalla Giunta provinciale è quella di recuperare le risorse spese lo scorso anno per adeguare la scuola all'emergenza sanitaria. Servono invece interventi strutturali che mettano al centro la qualità dell'istruzione, valorizzando anche le positivi esperienze imposte da questo anno pandemico che ormai è agli sgoccioli». Questo il motivo che ha portato Flc Cgil e Cisl Scuola a organizzato un presidio simbolico sotto il Palazzo del Governo a Trento, nella mattinata di mercoledì 9 giugno. Iniziative come queste sono state organizzate in tutta Italia con l'obiettivo id sollecitare Governo, e Piazza Dante, a modificare le scelte assunte fino a questo punto, stanziando risorse adeguate per il mondo della scuola.

In Trentino le due sigle sindacali chiedono più risorse per potenziare gli organici, stabilizzare i precari e ridurre il numero di studenti per classe. «Ogni euro investito sulla scuola non è sprecato» sottolineano le segretarie provinciali delle due sigle, Cinzia Mazzacca e Stefania Galli. «La Provincia può, se crede nel valore dell'istruzione, ridurre il numero di bambini e studenti nelle classi trentine. Il limite di 25 alunni per classe, che arriva a 28 e anche più nella formazione professionale, deve calare e vanno limitati in tutti i modi possibili i rimescolamenti tra le classi per tornare alla situazione pre-covid. Stare in aula in 25-28 o starci in 16 è una cosa ben diversa. Senza dimenticare che non abbiamo alcuna certezza di quale sarà la situazione contagi a settembre. Sarebbe opportuno mantenere un criterio di massima cautela per il 2021/22 e lavorare a soluzioni strutturali per gli anni a venire che riducano il numero di studenti per ogni gruppo classe». 

Sulla numerosità delle classi una riflessione ancora più attenta va fatta per gli studenti con bisogni educativi speciali. I criteri stabiliti ad oggi non sarebbero sufficienti a garantire un contesto di apprendimento adeguato, sottolineano i sindacati nella loro nota. C'è poi il nodo del personale. I sindacati chiedono che si stanzino le risorse necessarie per stabilizzare tutti i precari sia abilitati sia specializzati sia quelli che hanno maturato tre anni di esperienza in classe. Allo stesso tempo andrebbero rafforzati gli organici del personale ATA, assistente educatore, della scuola dell'infanzia e della formazione professionale per poi procedere con le assunzioni a tempo indeterminato per dare continuità al servizio oltre che stabilità al personale. Gli organici vanno rafforzati a partire dall'organico Covid e va cancellata dalla legge provinciale della scuola la modifica dello scorso dicembre che ha messo i presupposti per l'esternalizzazione del servizio mensa
nella scuola primaria. Infine la questione del rinnovo contrattuale che la scuola trentina attende da dicembre 2018.

«A livello nazionale sono già state stanziate le risorse mentre in Trentino c'è un atteggiamento di totale chiusura come ha confermato lo stesso presidente Fugatti nei giorni scorsi. Affermazioni che per noi sono inaccettabili». Il tema verrà posto con forza nelle prossime settimane in vista della definizione dell'assestamento di bilancio. «Bisogna prevedere stanziamenti adeguati per rinnovare il contratto e riconoscere anche in Trentino la card per l'aggiornamento professionale di tutto il personale» concludono Mazzacca e Galli.


 

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