Scuole d'infanzia in piazza, la protesta: "nessun politico si è fatto vedere"
Mazzacca: "C'è un piano annuale della scuola che va rispettato. Si dicono cose che si davano per assodate in 40 anni di scuola dell'infanzia in provincia di Trento e che quest'anno sono state maltrattate e gettate alle ortiche"
Nessuno politico è passato ad ascoltare il personale delle scuole d'Infanzia che nella mattinata di giovedì 24 giugno ha manifestato davanti al Palazzo della Provincia a Trento, in segno di protesta contro la decisione, presa senza un confronto, di prolungare l'apertura delle strutture anche in estate. Un'ultima azione, un ultimo segno di quella che è la delusione di queste persone, rappresentate dalle varie sigle sindacali: Flc Cgil, Cisl, Uil e Satos.
"Questo sciopero" ha sottolineato Cinzia Mazzacca, Segretaria generale della Flc Cgil del Trentino "è arrivato alla fine, come ultimo segnale di questa lotta in cui i sindacati hanno provato a fare qualsiasi cosa" per conciliare le scelte della Provincia, le necessità delle famiglie e le possibilità delle scuole. "Abbiamo cercato in tutti i modi di contrastare questa scelta dell'amministrazione. Non si possono fare le scelte a ribasso. Non si può dire: siccome è mia competenza, la tengo aperta. C'è un piano annuale della scuola che va rispettato. Si dicono cose che si davano per assodate in 40 anni di scuola dell'infanzia in provincia di Trento e che quest'anno sono state maltrattate e gettate alle ortiche".
Quello che il personale delle scuole dell'infanzia aveva chiesto alla Provincia era un confronto. L'idea di tenere aperto è arrivata a marzo, ma la decisione definitiva dopo diverse settimane. "Serviva più tempo per progettare un allungamento dell'anno" prosegue Mazzacca. "Non è stato organizzato un servizio per il mese di luglio. Hanno riorganizzato il protocollo della sicurezza. Fino ad oggi i bambini erano chiusi in 'bolle', ovvero lo stesso gruppo che fa tutte le attività insieme. Da domani non ci saranno più le 'bolle', ma è una necessità organizzativa".
La Provincia, nelle settimane precedenti, aveva divulgato un questionario tra le famiglie. E su questo Mazzacca ha sottolineato che si chiedeva ai genitori dei bambini che frequentano le scuole dell'infanzia in maniera generica se fossero interessati ad avere il servizio anche in estate ma "senza spiegare cosa si intendesse fare. È la scuola che deve proporre alle famiglie, non il contrario - precisa Mazzacca -. Deve esserci un'idea, occorre farsi trovare preparati con una pianificazione delle attività. Sapere cosa far fare ai bambini".
Un braccio di ferro, quello tra scuole dell'infanzia e Provincia, finito con non poco malcontento, lo sciopero delle strutture di oggi e l'incognita sulle attività, perché il tempo per organizzarle sarebbe stato troppo poco. "Ci sono dei tempi che vanno rispettati - continua Mazzacca -. Se c'è bisogno e le famiglie lo chiedono per i mesi di luglio e di agosto, allora ci si organizza, come è sempre stato fatto con il terzo settore, con tutte le realtà che da sempre hanno organizzato attività altre dalle nostre e importantissime, che completano il quadro per lo sviluppo del bambino".
Non c'era, quindi una indisponibilità da parte delle scuole dell'infanzia di tenere aperte le porte, ma una necessità organizzativa che, soprattutto in un momento straordinario come quello che l'Italia intera sta vivendo, sarebbe stata utile per coordinare e pensare alle attività. Sulla scelta dell'apertura, la Provincia avrebbe trovato diversi pareri contrari. "Il Garante dei minori aveva detto che non sarebbe stato opportuno - continua Mazzacca -, il Consiglio educativo provinciale, organo consultivo della Provincia e che dovrebbe esprimere un parere in merito a una normativa prima che venga deciso, si era espresso negativamente e non è stato ascoltato. Vari pedagogisti sono intervenuti per parlare dei bisogni dei bambini, così come la stessa federazione delle scuole materne aveva detto che era contraria, sempre per gli stessi motivi". Tutte parole lasciate cadere nel vuoto.