rotate-mobile
Attualità

San Nicolò e i Krampus, la leggenda dei "diavoli"

Un'altra tradizione che dopo tantissimi anni si fermerà a causa del coronavirus e delle restrizioni imposte dal Governo

Saltano anche le celebrazioni di San Nicolò o San Nichlaus, del 5 dicembre nel 2020 avvolto e sconvolto dal Coronavirus. Per tantissimi anni è stata portata avanti la tradizione nelle diverse vallate trentine, oltre che in quasi tutti i paesi dell'Alto Adige. A testimonianza del legame culturale con altre zone germanofone dell'arco alpino, i veri protagonisti della festa sono i krampus, delle figure diaboliche che seminano il panico tra la folla, composta da grandi e piccini, con fruste, scope e torce infuocate.

I Krampus di Transacqua per una notte da paura!

I Krampus di Transacqua

La tradizione dei krampus trova le sue radici nelle aree che sono appartenute all'Impero Austro-ungarico, dalla Baviera all'Ungheria, passando per il Friuli Venezia Giulia e la regione dolomitica. Al giorno d'oggi si è perso il legame, se non quello della data, con il vescovo di Myra, san Nicola di Bari, che a volte non appare nemmeno nelle celebrazioni. Tuttavia c'è una leggenda che fa risalire la nascita dei krampus ad un episodio che vede come protagonista proprio il santo bizantino. 

Forse non tutti sanno che...

Si narra che in un paese alpino, in un anno di carestia, le famiglie di contadini non avessero di che dar da mangiare ai propri figli. I bambini decisero allora di organizzare una sortita in un villaggio vicino, con l'intento di depredarne le cantine. Per non farsi riconoscere, ma anche per incutere paura ed esser certi di poter agire indisturbati, si travestirono da diavoli con le corna e le pelli delle ultime capre macellate in paese prima della carestia.

Durante la scorribanda nessuno, per nessun motivo, avrebbe potuto togliersi la maschera. E così fecero: solamente una volta tornati in prossimità del villaggio con il bottino si ritrovarono per calare la maschera e contare quante provviste erano riusciti a rubare. C'era però uno di loro che non riusciva proprio a togliersi la maschera. Tutti corsero impauriti al villaggio per dare la terribile notizia.

Krampus a Pozza di Fassa, foto di Alessandro Paris

Non poteva che essere Belzebù in persona: i genitori, una volta udito il racconto dei bambini spaventati, mandarono a chiamare il vescovo Nicolò, per esorcizzare il villaggio dalla presenza del maligno. In mezzo ai bambini, nuovamente mascherati, san Nicolò riconobbe tra loro il diavolo: aveva dei veri zoccoli di capra al posto dei piedi. Una volta scacciato il demone i bambini, ancora vestiti da diavoli, si misero a danzare accompagnando il vescovo Nicolò per le strade del villaggio liberato.

Ecco perchè, ancora oggi, è considerato un tabù (ed un gesto di forte malaugurio) togliere la maschera ad un krampus: non si può mai sapere chi si celi dietro le sembianze da caprone. Magari il diavolo stesso!

In Evidenza

Potrebbe interessarti

San Nicolò e i Krampus, la leggenda dei "diavoli"

TrentoToday è in caricamento