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Rovereto, vince il «no» dei lavoratori della Sicor al referendum dei sindacati

Olivi (Pd): «Il voto dei lavoratori toglie alibi alla Giunta della provincia autonoma di Trento, serve promuovere un confronto senza ricatti»

Prosegue il braccio di ferro sulla disdetta dal contratto nazionale dell'azienda metalmeccanica Sicor di Rovereto. I sindacati a fine settembre del 2020 avevano gridato allo scandalo e chiamato in causa la Provincia. I consiglieri del Pd (Partito Democratico) Sara Ferrari ed Alessio Manica avevano accusato di immobilismo il presidente Fugatti, che aveva risposto che proprio quel giorno di settembre c'era stato un incontro con i lavoratori dopo il presidio in piazza Dante e che la Giunta sarebbe stata già impegnata alla ricerca di una soluzione.

Dopo mesi di sacrifici e mobilitazioni, si legge sul sito di Agenzia Giornalista Opinione, è tempo di superare il muro contro muro inconcludente e risolvere positivamente la vertenza Sicor. Martedì il referendum per chiedere ai lavoratori mandato a ritrattare il secondo livello disdettato dall’azienda. Sicor nel frattempo ha confermato a sindacati e provincia la disponibilità a sospendere la disdetta del contratto nazionale, ma se si tratta pretendiamo la revoca formale.

Le richieste che questa fase di stallo potesse finire erano molte, per poter accendere un confronto nel merito e sui contenuti della vertenza dopo la disdetta unilaterale della contrattazione di secondo livello e per comprendere rischi ed eventuali opportunità̀ di una riscrittura condivisa degli accordi disdettati. Martedì̀ 20 ottobre, con un referendum indetto dai sindacati, è stato chiesto ai lavoratori di Sicor il mandato per discutere con l’azienda i possibili contenuti e modalità̀ di erogazione di un nuovo accordo integrativo aziendale, il cui risultato verrà̀ condiviso, valutato e votato dai lavoratori con nuovo referendum per l’eventuale validazione e firma.

La Rsu Fim (Federazione italiana metalmeccanici) di Sicor aveva spiegato a colleghi e colleghe le ragioni della propria posizione in un comunicato di cui riportiamo a seguito il testo:

«I sacrifici dei lavoratori e delle lavoratrici dentro e fuori la Sicor attendono una conclusione positiva della vertenza. Il confronto per la reintroduzione del premio di risultato avviato nel 2019 si è trasformato in scontro con la revoca degli accordi di secondo livello ed è degenerato con la disdetta unilaterale del CCNL e la minaccia di introdurre un nuovo contratto nazionale con minori tutele salariali e normative ed il rischio di aprire le porte ad un sindacato non confederale con cui riscrivere anche gli accordi di secondo livello. Tutto questo è inaccettabile e va assolutamente evitato.

Sarebbe un errore sprecare l’opportunità̀ di riapertura del confronto con la mediazione provinciale e dell’assessore Spinelli e la sospensione della disdetta del contratto collettivo nazionale. Ma questo non ci può̀ bastare, in caso di esito positivo del referendum e di avvio della trattativa, dobbiamo pretendere che l’azienda formalizzi sin da subito e in
Federazione Italiana Metalmeccanici del Trentino modo esplicito il ritiro della disdetta del CCNL.

Chi oggi propone solo di scioperare o di affidare le sorti della vertenza Sicor ad un tribunale, sottraendosi al confronto, non è nelle condizioni di dire chiaramente quale sia il margine di trattativa e il possibile risultato finale di una contrattazione per la riscrittura degli accordi disdettati. Una scelta non è mai una scelta consapevole se non sono note tutte le opzioni realmente disponibili. Una posizione di principio, anche quando giusta e condivisa, non deve mai pregiudicare la concreta salvaguardia dell’interesse salariale, normativo e occupazionale dei lavoratori e non può impedire una obiettiva valutazione dei possibili rischi e delle concrete opportunità in gioco.

Nessuna trattativa è certa in partenza, questo è vero. Ma nessuna trattativa è vincolante a priori e nessun confronto potrà̀ pregiudicare la libertà di decidere se accettarne o meno il risultato, che sarà̀ in ogni caso oggetto di referendum. Nessun lavoratore sarà̀ comunque privato del diritto di procedere individualmente per altre vie se lo riterrà opportuno. Trattare significa semplicemente offrire un’opzione di scelta in più ai lavoratori e alle lavoratrici di Sicor, conservando la possibilità di procedere anche per altre strade se questa non dovesse risultare efficace.

Non è vero il contrario, rinunciare al confronto oggi vuol dire pregiudicare definitivamente la possibilità̀ di farlo domani, esponendosi ai sacrifici certi e ai risultati incerti di una ripresa degli scioperi o agli esiti imprevedibili di una causa legale. Per questi motivi con il referendum di martedì̀ chiediamo mandato ai lavoratori e alle lavoratrici di Sicor per contrattare con l’azienda la reintroduzione e rimodulazione degli istituti salariali e normativi di secondo livello disdettati, discutendone contenuti e modalità̀ di erogazione che saranno condivisi, valutati e infine giudicati in piena libertà dai lavoratori e dalle lavoratrici di Sicor».

Rilancia la discussione Alessandro Olivi del Pd affermando: «La scelta delle lavoratrici e dei lavoratori della Sicor spa di Rovereto di non accettare una trattativa gravata della disdetta da parte dell’azienda del contratto collettivo nazionale, è una decisione democratica della quale ora tutti devono prendere atto. All’atteggiamento neutrale e burocratico tenuto dalla Giunta provinciale hanno risposto gli addetti di quella fabbrica, rivendicando la difesa dei propri diritti, dei propri salari e delle condizioni di lavoro di tutti. Quel risultato ci dice che non è possibile gestire le relazioni industriali con il ricatto, e che non è accettabile tendere una mano al dialogo mentre con l’altra si disdettano tutele fondamentali dei lavoratori e si aprono brecce nell’esercizio dei diritti di rappresentanza. Auspico che l’Esecutivo provinciale dismetta ora i panni di algido equilibrista e si attivi prontamente e con azioni concrete per favorire il ripristino di un dialogo costruttivo tra le parti».

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