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La nuova tattica delle Regioni per evitare la zona arancione da lunedì 17 o 24 gennaio

Il presidente Fugatti ha assicurato che al momento il Trentino non dovrebbe cambiare colore. Intanto le amministrazioni regionali valutano di non conteggiare più i pazienti positivi al Covid ma in ospedale per altri motivi

"Salvo che situazione precipiti nei prossimi giorni, i numeri attuali del contagio, e nello specifico il numero dei pazienti ricoverati eccetto quelli in rianimazione, dovrebbero permettere al Trentino di rimanere anche nella prossima classificazione zona gialla". Il presidente Maurizio Fugatti allontana lo spettro del cambio di colore, dopo che nel bollettino di martedì 11 gennaio si è toccata per la prima volta la soglia dei 150 ricoveri in ospedale.

Mentre il numero delle terapie intensive è addirittura sopra il limite della zona rossa (l'ultimo aggiornamento di Agenas segnala un'occupazione del 31% peraltro in costante aumento, per entrare in arancione è sufficiente il 20%), il dato sui ricoveri in area non critica è ancora più basso della media nazionale (24% contro 27%, per evitare la zona arancione non bisogna superare il 30%).

Ma cosa succede nel resto d'Italia? Come riporta anche Today, tra due settimane, 24 gennaio 2022, anche Lombardia e Lazio, le due regioni più popolose, potrebbero finire in zona arancione. L'occupazione dei reparti ospedalieri sale ancora: a livello nazionale il 26,6% dei posti letto nelle aree mediche e il 17,6% nelle terapie intensive è occupato da persone con il Covid. Ci sono territori che hanno già ora numeri da zona arancione, hanno cioè superato la soglia del 30% di ricoveri nei reparti ordinari e del 20% nelle rianimazioni: la Calabria (38,8% in area medica e 22,5% nelle intensive) e il Piemonte (32,8% e 23,6%). Rischiano il cambio colore dal 17 gennaio anche la Liguria e la Sicilia che hanno dati al limite tra giallo e arancione. Il Trentino resta ovviamente a rischio, dato che sarebbe sufficiente un altro aumento dei ricoveri, insieme a Friuli Venezia Giulia, Marche, Veneto, Valle D’Aosta. Se il 17 gennaio realisticamente potrebbero passare nella fascia intermedia solo due regioni, per il 24 gennaio il cambio riguarderebbe mezza Italia. E le Regioni corrono ai ripari.

La zona arancione dal 17 o 24 gennaio

In zona arancione per vaccinati o guariti non cambierà nulla, ma chi non è vaccinato non potrebbe uscire dal proprio Comune se non per motivi di salute, lavoro, urgenza o necessità. Non una limitazione di poco conto. Uno studio reso noto ieri e realizzato dalla Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) sui ricoveri in sei grandi strutture racconta che il 34% dei pazienti positivi non è in ospedale per sindromi respiratorie o polmonari e non ha sviluppato la malattia da Covid. Non è, in sintesi, ricoverato per il Covid, ma sono pazienti più giovani e in larghissima parte vaccinati arrivati in ospedale o al pronto soccorso senza sintomi Covid o con sintomi lievi, per traumi o fratture (6%), infarti o emorragie (8%), scompensi (33%), tumori (8%), parti (36%). Non è un dettaglio di poco conto.

Le Regioni dunque, racconta oggi Repubblica, iniziano a ragionare seriamente "su come conteggiare gli uni e gli altri: i malati di Covid e i pazienti accidentalmente infetti e asintomatici. Una mossa che da un lato restituirebbe una fotografia più a fuoco della situazione dei ricoveri e dall’altro eviterebbe però il cambio di colore. A muoversi c’è la Lombardia: stamattina ci sarà una call con i direttori sanitari organizzata dalla Regione". E' evidente che se la regione più popolosa, la "locomotiva d'Italia", dovesse percorrere questa strada, d'intesa col ministero della Salute, le altre seguirebbero a ruota (perché non dovrebbero, d'altronde?). Non contare nei bollettini Covid chi è in ospedale "per altre cose" ribalterebbe le carte in tavola in molti territori, scongiurando il cambio di colore, se i numeri sono realmente quelli dello studio Fiaso. Serve però uniformità a livello nazionale.

Ci sono poi esperti che chiedono di mandare in soffitta il bollettino quotidiano dei nuovi casi, trasformandolo in settimanale. "Non dice nulla e non serve a nulla", assicura Matteo Bassetti del San Martino di Genova. Nel Cts se ne sta discutendo sul serio (non sono indiscrezioni, lo ha assicurato Donato Greco, che del comitato è membro).

Gli ospedali restano sotto pressione soprattutto nei reparti ordinari dove i pazienti crescono ormai in questa fase al ritmo di 700-800 nuovi ricoveri al giorno. I tassi di occupazione delle prime ondate sono lontani ma la crescita è costante (le terapie intensive, in media nazionale, sono arrivate al 18% e gli altri reparti al 27%) e il primo effetto è lo stop graduale in quasi tutte le Regioni a tutte le altre cure non urgenti destinate ai pazienti non Covid costretti a rinviare esami e molte operazioni. Ma procediamo con ordine.

In Lombardia riapre la terapia intensiva in Fiera a Milano per i pazienti Covid. Il governatore Attilio Fontana conferma che la zona arancione è in vista, se non la prossima settimana, dal 24: "La direzione è sicuramente quella, speriamo di riuscire a fermarci prima. Difficile fare previsioni con questa variante". I dati di domani,  giovedì 13 gennaio, saranno decisivi per i prossimi cambi di colore delle regioni. 

Il meccanismo di conteggio dei posti letto attraverso cui si "fotografa" la situazione di pressione sugli ospedali e si determina il cambio di colore di una regione, però, è fallace anche per altri motivi. La possibilità data alle regioni di mettere nel calderone parte dei posti letto potenzialmente attivabili in caso di emergenza, anche se non c'è personale ospedaliero specializzato realmente disponibile in terapia intensiva, può essere l'escamotage per evitare misure più restrittive. In soldoni: aumentare i posti di rianimazione o di area medica disponibili, ma disponibili a volte solo sulla carta, permette di rimanere più a lungo al di sotto delle soglie critiche stabilite dal governo, per non finire in zona gialla, arancione o rossa. E' successo per vari territori da inizio pandemia. 

Ora, aumentare il numero di posti letto sulla carta non basterà ad evitare la zona arancione molto probabilmente. Il picco di nuovi casi dell'ondata Omicron non è ancora all'orizzonte, e bisognerà aspettare almeno una settimana dopo il picco per riscontrare il massimo afflusso di malati Covid negli ospedali. In Veneto ad esempio secondo i calcoli del presidente Luca Zaia il picco dei contagi, secondo le previsioni, potrebbe essere intorno al 20 gennaio. E tra il 10 e 12 febbraio il picco dei ricoverati in ospedale, "però sono solo previsioni che possono cambiare", dice il governatore.

Nel Lazio i ricoveri Covid in regime ordinario hanno toccato quota 1583: l’asticella dell’occupazione raggiunge il 25%, solo 5 punti percentuali sotto il 30%, che decreta l’ingresso del Lazio in zona arancione. Gli altri due indicatori (occupazione di terapie intensive e tasso d’incidenza) sono già oltre soglia per l'arancione. A meno di una netta inversione di tendenza, alla fine della prossima settimana il salto di fascia per il Lazio sarà inevitabile: quindi dal 24 gennaio 2022.

Il 34% dei positivi ricoverati in ospedale non è malato di Covid

Cosa cambia in zona arancione rispetto alla zona gialla o bianca

Ricordiamo che la differenza tra zona gialla e bianca non c'è più. E' in zona arancione e zona rossa che le cose cambiano sul serio. Nella zona bianca, gialla e arancione sono quasi completamente identiche le regole per i vaccinati. In zona bianca e gialla chi non ha un Super Green Pass ha le stesse limitazioni. In zona arancione rispetto alla zona gialla qualcosina cambiava fino a ieri: serviva il Super Green Pass per comprare lo skipass, per i negozi nei centri commerciali nei festivi e prefestivi (eccetto alimentari, edicole, librerie, farmacie e tabacchi), per cenare al ristorante (anche in albergo) anche all'aperto, per le piscine all'aperto, per gli spogliatoi delle palestre, per fare sport di contatto al chiuso e all'aperto, per tutte le feste nei locali dopo cerimonie, per accedere a centri culturali, centri sociali e ricreativi all'aperto. Ma il nuovo decreto-legge del 29 dicembre dal 10 gennaio applica anche alla zona bianca e gialla l’obbligo di certificato "super" per queste attività, tranne in due specifici casi: l’accesso ai negozi presenti nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (esclusi alimentari, edicole, librerie, farmacie e tabacchi) e l'accesso agli spogliatoi.

Per moltissime altre attività serve il Super Green Pass in zona bianca, gialla, arancione: non ci sono differenze vere col sistema a colori.

In zona arancione però gli spostamenti dal proprio comune con oltre 5mila abitanti con mezzo proprio verso altri comuni o fuori dai confini di Regione/PA richiedono green pass semplice, oppure motivi di lavoro, necessità, salute, o per servizi non sospesi ma non disponibili nel proprio comune. Invece non vi è alcun limite di spostamento in zona gialla. La differenza principale rimasta in piedi tra zona bianca-gialla e quella arancione è dunque la regola degli spostamenti al di fuori del proprio comune per i non vaccinati (che possono comunque uscire dal comune, per lavoro, per il vasto e mai chiarito fino in fondo campionario di "necessità", e motivi di salute).

La zona arancione è comunque foriera di restrizioni vere per centinaia di migliaia di persone in ogni regione, e i presidenti si stanno muovendo per evitare lo scenario.

Rischio zona rossa a febbraio

Secondo l’epidemiologo Carlo La Vecchia, professore ordinario di Statistica Medica ed Epidemiologia all'Università degli Studi di Milano, il cambio da giallo ad arancione è nelle prossime settimane certo ma non è escluso per la Lombardia lo scenario peggiore, quello della zona rossa.

E' proprio la zona rossa quella in cui sono ancora eventualmente vigenti le regole dell'inverno 2020-2021. Scattano in quel caso le chiusure, con coprifuoco e limitazioni agli spostamenti per tutti. Bar, ristoranti, negozi, palestre, cinema, teatri e musei chiusi per tutti, anche se si è vaccinati. In zona rossa non si può uscire dal Comune di residenza se non per motivi di lavoro, necessità o urgenza. Ristoranti e bar sono chiusi, consentito soltanto l’asporto e la consegna a domicilio. Restano chiusi tutti i negozi ad esclusione di quelli con codice Ateco consentito, in particolare alimentari, supermercati, farmacie, edicole, tabaccherie e abbigliamento per bambini. In tutti i casi i trasporti sono sempre aperti e accessibili, ma con Green Pass.

Fonte: Today.it

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