Quattro anni fa, quando Vaia sconvolse il Trentino

Ci sono momenti nella vita di ognuno in cui accadono delle cose così incredibili e capaci di lasciare un segno talmente indelebile che, a distanza di anni, ci si ricorda esattamente cosa si stava facendo e dove si era quando è accaduta quella determinata cosa.

Ad esempio, tutti si ricordano cosa stavano facendo e dove erano l’11 settembre quando sono crollate le Torri Gemelle. Lo stesso vale per quegli eventi naturali, come i terremoti, che lasciano un solco nella vita di chi si trova, per sua sfortuna, a viverli in prima persona. Ed è quindi difficile pensare che ci sia un trentino o una trentina che non ricordi dove fosse quando, quattro anni fa, la tempesta di Vaia decise di abbattersi con tutta la sua violenza su questa terra.

Un impeto senza precedenti, la potenza della natura e degli elementi che spazzarono via secoli di vegetazione, cambiando irrimediabilmente il volto di questo territorio e dei suoi boschi. Furono momenti di paura quelli vissuti in balia di Vaia, giorni intensi in lotta contro una furia quasi ultraterrena eppure mai così reale. Ci fu chi perse la vita, chi dovette abbandonare la propria casa, chi rimase senza luce. Poi, tornò il sereno e fu possibile vedere nel concreto la potenza micidiale della tempesta. Alberi abbattuti con la stessa facilità con cui si possono rompere gli stuzzicadenti, la morfologia di un paesaggio compromessa, pareti un tempo rigogliose divenute spoglie come deserti.

È in quegli istanti che nacque il ricordo. Soprattutto, il ricordo di chi si è rimboccato le maniche, di chi ha voluto aiutare, di chi si è impegnato a fondo per la propria terra amata, diventata così vulnerabile, passata dall’essere sicuro rifugio a delicatezza da custodire.

È fu proprio quegli istanti che questa terra, e con essa la sua gente, incominciarono a rinascere.