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Classificazioni, le regioni che vanno verso la zona bianca

L'ordinanza del ministro Speranza porterà altri territori nell'area con minori restrizioni. L'obiettivo è l'Italia tutta in bianco entro luglio. Mentre arriva una nuova regola per gli spostamenti tra privati

È arrivato il venerdì delle classificazioni, il giorno in cui il ministro della Salute Roberto Speranza valida con un'ordinanza il cambio di fascia, quando possibile, delle regioni. Come riporta Today, le regioni la Provincia autonoma di Trento, insieme a Lombardia, Lazio, Piemonte, Puglia ed Emilia Romagna dovrebbero cambiare zona il 14 giugno. Per lunedì 7 giugno, invece, le candidate a zona bianca sono Abruzzo, Liguria, Umbria e Veneto. 

Come riporta Today, nell'ultimo bollettino del ministero della Salute i contagi sono scesi di nuovo sotto i duemila, con un tasso di positività che sfiora il 2% e 59 morti. Anche se, come ha fatto notare la Fondazione Gimbe, c'è da commisurare il calo dei contagiati a quello dei tamponi. Secondo il monitoraggio indipendente della fondazione di Nino Cartabellotta infatti il numero di persone testate settimanalmente, stabile sino alla prima decade di maggio, si è ridotto nelle ultime 3 settimane da 662.549 a 439.467 (-33,7%). E nello stesso periodo sono state testate, con tampone molecolare o antigenico, in media 120 persone/die per 100.000 abitanti con nette differenze regionali: da 199 del Lazio a 49 della Puglia. «Purtroppo» spiega Cartabellotta «i criteri per conquistare e mantenere la zona bianca, introdotti con il DL 18 maggio 2021 n. 65, disincentivano le Regioni a potenziare le attività di testing e a riprendere il tracciamento, proprio nel momento in cui i numeri del contagio permetterebbero di utilizzare un’arma mai adeguatamente utilizzata».  

Nei ristoranti o in casa: al chiuso 6 al tavolo 

I numeri ora sono positivi. «Le cose vanno meglio, ora occorre proseguire in un percorso di gradualità, perché è giusto riaprire ma passo dopo passo visto che un passo troppo lungo ci potrebbe far pagare un prezzo» ha detto ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza. E intanto anche sul caso dei commensali ai tavoli nei locali il governo e le Regioni hanno trovato alla fine la quadra con un compromesso: nessun limite all'aperto e un massimo di sei al chiuso o comunque di due nuclei familiari.

E quindi venerdì un'ordinanza del ministro Speranza ufficializzerà il compromesso raggiunto con gli enti locali. E che prevede una novità, come racconta il Corriere della Sera: far valere le stesse regole anche per gli spostamenti verso le abitazioni private. Nei ristoranti al chiuso in zona bianca quindi potranno sedere allo stesso tavolo sei persone. All'aperto invece non ci sarà alcun limite ma rimarrà la regola del distanziamento di un metro tra i tavoli. 

Invece se due nuclei familiari decidono di mangiare insieme in zona bianca possono accogliere fino a sei ospiti esclusi i minorenni. In zona gialla invece al momento rimane il limite di quattro persone allo stesso tavolo, sia al chiuso, sia all’aperto. Lo spostamento verso un'altra abitazione privata in sei persone oltre ai figli minori non era stato previsto come regola. In zona gialla rimane invece consentito una volta al giorno lo spostamento verso un'altra abitazione privata nei limiti del coprifuoco a quattro persone oltre ai figli minori. 

Intanto il virologo , docente all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, definisce "importante" ma condotta in modo "surreale" la discussione sul numero di posti a tavola nei ristoranti. In un intervento sul sito 'MedicalFacts' da lui fondato, lo scienziato fa notare infatti che "nessuno, né le istituzioni, e sorprendentemente neanche le associazioni dei ristoratori, ha tirato in ballo l'elemento più importante dal punto di vista sanitario: chi si siede a tavola è vaccinato o non è vaccinato?".

«La discussione attuale sul numero di posti che dovrebbero essere concessi ai ristoratori in ogni tavolata per riaprire i ristoranti in sicurezza» in era Covid «è importante», scrive Burioni, perché «se è vero che decisioni troppo permissive potrebbero portare a dei pericoli sanitari, è altrettanto vero che decisioni inutilmente severe causerebbero un ulteriore danno economico del tutto evitabile a un settore che è già stato colpito in maniera terribile dagli eventi degli ultimi 15 mesi. Tuttavia, trovo questa discussione condotta in maniera del tutto surreale", non considerando appunto il fattore chiave. 

«Perché», ed «è bene dirlo, in quanto questa è la realtà scientifica indiscutibile e innegabile - puntualizza il virologo - se a tavola ci sono vaccinati è un conto, se ci sono persone non vaccinate è un altro. Qualcuno dovrebbe avere il coraggio di cominciare a discuterne seriamente».

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