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Cronaca / Gardolo

Raid vandalico, l'appello del presidente del centro islamico: "Venite a trovarci"

Dopo l'episodio del 18 febbraio, il presidente Aboulkheir Breigheche dice: "Servono occasioni di confronto, anche nelle scuole, contro i pregiudizi"

La mattina di venerdì 18 febbraio, andando ad aprire il centro culturale islamico di Trento in via Soprasasso al civico 24/3, il presidente Aboulkheir Breigheche si è trovato i sacchi dell'immondizia indifferenziata completamente carbonizzati, tanto da aver annerito anche la colonna all'ingresso. Un gesto vandalico subito denunciato alle forze dell'ordine che stanno lavorando per individuare i responsabili, anche grazie ad alcune testimonianze. Ma che fa pensare al peggio: "Aver scelto solo il nostro punto di esposizione dei rifiuti è sicuramente un gesto di odio e xenofobia che condanniamo".

Aboulkheir Breigheche presidente centro islamico Trento-2

Presidente Breigheche, avete subito altri attacchi in passato?
Sì, purtroppo. Cinque o sei anni fa era successa una cosa ben più grave: qualcuno nella notte aveva forzato la finestra del centro, rotto la porta dell'ufficio, rubato i documenti e quei pochi soldi delle offerte che c'erano all'interno. Un danno più morale che non materiale.

I colpevoli sono stati individuati?
No, era venuta anche la scientifica perché avevamo trovato delle tracce di sangue, ma purtroppo non siamo riusciti a risalire all'autore del gesto.

Dopo l'episodio di venerdì, lei ha parlato di un gesto xenofobo. Come mai?
Mi sembra evidente che si tratta di un gesto di odio perché l'entrata della nostra sede, pur se indipendente, è in mezzo ad altri palazzi e condomini, non siamo isolati nel quartiere. Colpire la nostra sede è stata per forza una scelta specifica.

Raid centro isalmico Trento-2

Quali sono state le reazioni della città?
Abbiamo ricevuto la solidarietà del sindaco di Trento Franco Ianeselli che ci ha promesso che farà tutto il necessario per aiutarci a individuare i responsabili. 

Come sono i rapporti con la cittadinanza?
Abbiamo sempre avuto buoni rapporti con tutti e ormai ci siamo da molti anni. Il centro è stato aperto nel 2011 mentre l'associazione, la prima nata in Trentino da soli immigrati, è stata fondata nel 1990: siamo un punto di riferimento. 

Quante persone frequentano il vostro centro?
Non saprei dirle con precisione perché c'è chi viene regolarmente e chi solo ogni tanto. Assieme condividiamo momenti belli come nascite, matrimoni e successi, e momenti tristi come malattie, morti, solitudine. Ci occupiamo di spiritualità e meditazione, ma anche di attività di dopo scuola, corsi specifici, consigli medico-sanitari, orientamento lavorativo e assistenza nella ricerca della casa. Quello che posso dirle, anche per sfatare i pregiudizi sulla presunta invasione islamica, è che dei 50mila immigrati regolarmente residenti in Trentino, meno di un terzo è musulmano, la maggior parte è cristiana. Altro che invasione!

Sono molti i pregiudizi nei vostri confronti?
Non tanto a livello locale, ma in generale sì. L'immagine più frequente è ancora quella dei musulmani terroristi e invasori. Insomma, l'origine di tutti i mali.

Cosa manca secondo lei?
Servirebbero più contatti diretti e occasioni di confronto, soprattutto con le scuole. Ogni tanto ci chiamano a raccontare la nostra esperienza ma sono occasioni rarissime. Invece sarebbe molto utile per i ragazzi che studiano le religioni a scuola venire a vedere con i loro occhi e toccare con le loro mani. E perché no, discutere assieme e approfondire dubbi e domande. Venite a trovarci nella nostra sede, noi siamo sempre pronti ad accogliervi.

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