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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ambiente

Piano rifiuti, in arrivo un aggiornamento. Cosa cambia

Fra gli obiettivi, la raccolta differenziata all’80% entro il 2028. Ora si va dall’86% della val di Fiemme al 65,5% dell’Alto Garda

È iniziata venerdì 18 febbraio presso la sala della comunità di Pergine la presentazione ai territori, da parte del vicepresidente della Giunta e assessore provinciale all’Ambiente e all’urbanistica Mario Tonina, del quinto aggiornamento del piano provinciale di gestione dei rifiuti. Adottato in via preliminare lo scorso 30 dicembre, il piano è sottoposto ora all’esame di enti locali, associazioni e cittadini, in un percorso partecipativo che scade il prossimo 23 marzo e condurrà all’approvazione finale.

Gestione dei rifiuti, inizia il percorso partecipativo per delineare la strategia del Trentino

Il Piano provinciale di gestione dei rifiuti, elaborato dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, analizza la situazione attuale della gestione dei rifiuti urbani in Trentino, evidenzia i problemi principali, gli adeguamenti alle direttive europee e alla normativa nazionale (necessari anche ai fini dell'accesso ai finanziamenti Ue) e indica gli obiettivi da raggiungere:

  • la riduzione del rifiuto pro-capite a 425 chilogrammi all’anno entro il 2025, rispetto ai circa 448 attuali;
  • una quota dell’80% di raccolta differenziata entro il 2028 (nel 2000 il Trentino era al 14%), rispetto al dato medio attuale del 78%;
  • la riduzione alla fonte della produzione di rifiuti urbani e dell’organico presente nel rifiuto smaltito in discarica.

Sul fronte della raccolta differenziata, ci sono considerevoli discrepanze da territorio a territorio. Si va da una differenziata dell’86% in val di Fiemme, dell’85% in Primiero e dell’83,5% in Alta Valsugana, al 65,5% dell’Alto Garda e al 70,4% della Vallagarina. Trento si attesta all’82%, Rovereto al 77, 9%.

Ci sono poi i problemi legati alla qualità della raccolta: la presenza di scarti nella differenziata comporta la necessità di selezionare le frazioni prima di avviarle a recupero, con un aumento dei costi pari a 70 euro a tonnellata. Gli scarti non corretti riguardano in massima parte inerti, organico, ramaglie, pannolini, manufatti di plastica e, da ultime, le mascherine contro il covid. La presenza di rifiuto organico (recuperabile) nel secco causa inoltre la produzione di percolato e cattivi odori. Oltre la soglia del 15% la normativa nazionale impone infatti di pretrattare il rifiuto prima di avviarlo a smaltimento.

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Per ridurre a monte i rifiuti le soluzioni sono molteplici: dall’incentivare i centri di riuso e le piattaforme per la preparazione al riutilizzo, all’uso della leva fiscale, dal potenziamento dell’informazione alla promozione di nuove abitudini di consumo a ridotto carico di rifiuti.

Il quinto aggiornamento del Piano, sulla base della collaborazione fra Appa, università di Trento e Fbk, definisce anche i possibili scenari a breve e medio termine nella gestione dei rifiuti urbani indifferenziati residui. La prossima chiusura delle discariche di Imer e Monclassico e la realizzazione del previsto catino nord della discarica di Ischia Podetti impongono infatti una riflessione sulla quota di residuo che rimarrà da smaltire. “Potremmo esportare ma, anche prescindendo dai costi, che esempio daremmo come Provincia autonoma se non riuscissimo a chiudere autonomamente il ciclo dei nostri rifiuti?”, si chiede Tonina.

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Una prima soluzione è individuare siti idonei al trattamento dei rifiuti urbani residui al di fuori del territorio provinciale. Ad esempio quelli di Bolzano e Dalmine in provincia di Bergamo. Poi vi sono le nuove tecnologie per il recupero attraverso la produzione di calore. Due possibili soluzioni - ha spiegato il direttore del centro Energia sostenibile di Fbk Luigi Crema - sono l’impianto a combustione e l’impianto di gassificazione (o a conversione chimica), che all’uscita del processo produce gas di sintesi, da cui può essere ricavato biocombustibile. Entrambe le soluzioni sono pensate per smaltire al massimo 60mila tonnellate di rifiuto residuo annuo, una quantità quasi dimezzata rispetto a quella prevista nel 2009.

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