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Quando è iniziata la diffusione del Sars-CoV2? Lo spiega uno studio di Fbk e Isi

Lo studio: "L'analisi mostra che il virus è stato introdotto in diverse aree dell'Europa e degli Stati Uniti prima della fine di gennaio 2020 e la sua diffusione nei primi tre mesi del 2020 è stata in gran parte non rilevata, a causa della limitata capacità di identificare e testare i casi sospetti in quel periodo"

Dopo quasi due anni dallo stravolgimento delle vite di tutti a causa della pandemia di Covid-19, non si ha ancora certezza su quando esattamente il virus sia stato introdotto, così come non si ha sulla trasmissione comunitaria di SARS-CoV-2 in tutto il mondo. Anche su questo aspetto la Fondazione Bruno Kessler di Trento ha dato il suo contributo, insieme alla ISI di Torino, ha dato il suo contributo per uno studio pubblicato su Nature circa la possibile trasmissione comunitaria di SARS-CoV-2, già a gennaio 2020 in alcune aree dell'Europa e degli Stati Uniti

"L'analisi - sottolineano dalla Fondazione trentina - mostra che il virus è stato introdotto in diverse aree dell'Europa e degli Stati Uniti prima della fine di gennaio 2020 e la sua diffusione nei primi tre mesi del 2020 è stata in gran parte non rilevata, a causa della limitata capacità di identificare e testare i casi sospetti in quel periodo. Solo l'1-3% circa delle infezioni è stato rilevato in queste aree fino a marzo 2020".

Come ricorda la Fondazione, nelle prime fasi della pandemia, alcuni paesi avevano limitato i test a individui sintomatici con collegamenti epidemiologici o di viaggio con la Cina. Questo, anche a causa dell’alta percentuale di soggetti infetti asintomatici che caratterizza l’epidemiologia di SARS-CoV-2, avrebbe contribuito alla trasmissione non rilevata del virus. Per migliorare la comprensione delle dinamiche dell'evoluzione della pandemia di COVID-19 negli Stati Uniti e in Europa, gli autori dello studio hanno modellato la plausibile introduzione e diffusione spaziale del virus durante la prima ondata della pandemia nel 2020.

"L’analisi indica che all'inizio di marzo 2020, circa 9 infezioni su 1.000 sono state rilevate negli Stati Uniti e 35 su 1.000 infezioni sono state rilevate in Europa - spiegano dalla Fondazione -. Le stime sui tempi di introduzione variano in base al paese o allo Stato. È probabile che l'inizio della trasmissione sia iniziato verso la fine di gennaio in California e all'inizio di febbraio nello stato di New York, ma forse fino a due settimane prima in Italia. Non si può escludere la possibilità di eventi di introduzione e trasmissione già a dicembre 2019, sebbene la probabilità sia molto piccola. Sia in Europa che negli Stati Uniti l’introduzione di SARS-CoV-2 dalla Cina è stata importante solo nella primissima fase dell’epidemia. Con l’evolvere dell’epidemia è diventato sempre più rilevante il contributo delle introduzioni domestiche, che hanno contribuito a sincronizzare le epidemie nei diversi stati di Europa e Stati Uniti".

Gli autori suggeriscono che test più diffusi e criteri di test più ampi potrebbero aver consentito un rilevamento e interventi precoci per prevenire la diffusione di SARS-CoV-2. Le tecniche e gli approcci di modellazione utilizzati in questo studio possono essere utili per informare le future strategie di risposta per i virus emergenti.

La pubblicazione su Nature

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