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Varianti e primo decreto Draghi: le regioni ora temono il virus mutato

La previsione del Cnr: "In alcune regioni il 50% viene dalle varianti. Emilia-Romagna e Lombardia iniziano a esibire un trend di aumento dei casi ospedalizzati "

Manca sempre meno alla scadenza dell'ultimo Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) di Giuseppe Conte. Le nuove chiusure sono all'orizzonte. Sarà il consiglio dei ministri convocato per lunedì 22 febbraio, alla mattina, a bollinare il primo decreto coronavirus firmato dal neo premier Mario Draghi. Tra le ipotesi la proroga delle chiusure dei confini regionali fino a fine marzo. 

Se da una parte gli scienziati chiedono misure più dure per fronteggiare le varianti, dall'altra ci sono i presidenti delle Regioni si fanno portatori delle istanze dei tessuti produttivi danneggiate dal continuo stop and go che mette in difficoltà gli esercenti commerciali impedendo una pianificazione. Ancor più da evitare secondo i governatori l'ipotesi di un nuovo lockdown nazionale: era stata caldeggiata da più parti l'ipotesi di portare l'intero paese in area arancione e alla vigilia dell'incontro con il governo è stata diffusa dalle Regioni la bozza di un documento che i governatori sottoporranno all'esecutivo. 

Come riporta Today, tra le richieste «misure nazionali di base omogenee» ma con il superamento della divisione in zone «salvo prevedere misure più stringenti per specifici contesti territoriali». In pratica, sì alle zone rosse ma a livello comunale o provinciale, in correlazione con il manifestarsi di focolai. Ma il punto più scottante sono i vaccini: sull'esempio della Toscana ora le regioni chiedono di poter produrre le dosi che serviranno, ora e nei mesi (o anni, ndr) a venire e che, al progredire della vaccinazione, si dia meno peso all'indice Rt per decidere le chiusure, prevedendo invece restrizioni in caso di saturazione dei posti letto in ospedale.

Il Cnr: "Nelle regioni con casi in aumento il 50% viene dalle varianti"

«Nelle Regioni dove si è registrato un rapido aumento dei casi come Abruzzo, Marche, Toscana e Umbria, oltre che nelle Province autonome di Trento e Bolzano, le varianti di Sars-Cov-2 sarebbero, secondo le simulazioni sull'andamento dei ricoverati, già tra il 40 e il 50% del totale dei positivi. Questo trend è in aumento». A dirlo è il fisico Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di Scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr, grazie a una simulazione basata su un algoritmo che definisce "Scova-varianti" di Sars-Cov-2, che è stato sviluppato dal suo team del Consiglio nazionale delle ricerche e che aggiorna il sistema di calcolo da loro stessi realizzato per monitorare l'evoluzione della malattia.

Spinella sottolinea che «in Abruzzo, nell'arco di un mese da oggi, se non dovessero esserci misure contenitive, i casi della variante potrebbero raggiungere la quota del 90%" e che "senza alcun'altra misura di contenimento dei contagi di Sars-Cov-2, nelle Regioni che si trovano già ad avere il virus variato almeno al 50%, la variante a maggiore contagiosità sostituirà pressoché totalmente la versione 'standard' nell'arco di un mese e mezzo a partire da oggi. Dunque, a fine marzo».

Dal calcolo differenziale, secondo il fisico, emerge che «le varianti sono comparse su una frazione molto piccola di positivi già nei primi giorni di dicembre del 2020». In riferimento sempre alla presenza delle varianti che si notano dalle curve realizzate grazie all'algoritmo, Spinella sottolinea: «l'Emilia-Romagna e la Lombardia iniziano a esibire un trend di aumento dei casi ospedalizzati riconducibile alla presenza delle varianti a maggiore trasmissibilità». 

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