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Pensione anticipata, sindacati: "si riconosca il lavoro gravoso per chi lavora sugli impianti a fune"

La commissione tecnica ha ampliato la platea delle professioni che potrebbero accedere all’uscita anticipata. Filt chiede al Governo di considerare il rischio di chi lavora in condizioni estreme sugli impianti 

Pensioni e gravosità delle occupazioni, per i sindacati la categoria dei lavoratori degli impianti a fune dovrebbe essere ricompresa nel nuovo elenco di lavori stilato dalla Commissione tecnica. La lista sarebbe stata composta in base a criteri Inail che applicano ai mestieri del mansionario Istat tre indici: frequenza degli infortuni rispetto alla media, numero di giornate medie di assenza per infortunio, numero di giornate medie di assenza per malattia. In questo modo si raggiunge una platea di circa mezzo milione di lavoratori.

Il Governo e in particolare i Ministri del Lavoro e dell’Economia, dovranno decidere quali delle categorie includere nel nuovo elenco delle occupazioni gravose. “Ci auguriamo che i ministeri prendano atto della complessità di alcune specifiche mansioni lavorative come quelle di cui si fanno carico i lavoratori degli impianti a fune - sottolinea Stefano Montani, segretario della Filt Cgil -. Operare ad altitudini elevate e in condizioni meteo disagiate, spesso diversi gradi sotto lo zero, mette a dura prova il fisico e la salute di quanti operano nel settore. È difficile pensare che questa attività si possa svolgere tranquillamente per oltre quarant'anni, come per tanti altri lavori. C’è poi il rischio elevato di infortuni, come purtroppo ci ricorda anche l’ultima tragedia alle funivie Tonale”.

Da anni i sindacati insieme ad Anef sono impegnati a sollecitare Governo e Parlamento perché si consenta a questa categoria, visto le condizioni di lavoro, di accedere alla pensione anticipata. Nel 2019 con l’ultimo rinnovo del contratto le parti siglarono anche un avviso comune che chiedeva il riconoscimento del lavoro gravoso. Nei fatti però ai propositi non è seguito nulla e solo adesso si apre uno spiraglio. “Ci auguriamo che questa sia la volta buona per consentire a questi lavoratori di non operare in condizioni di rischio raggiunta un’età avanzata”.

Come spiegato dal sindacato, il personale che ha svolto occupazioni gravose può andare in pensione anticipata con 41 anni di contributi se ha lavorato almeno un anno prima dei 19 e se ha svolto mansioni gravose in 6 degli ultimi sette anni di lavoro o in 7 degli ultimi dieci. In alternativa possono accedere, fino alla fine del 2021, all’Ape social con 63 anni di età, 36 di contributi e sempre dopo aver svolto mansioni gravose in 6 degli ultimi sette anni di lavoro o in 7 degli ultimi dieci.

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