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Nel Parco dello Stelvio ci sono troppi cervi: al via gli abbattimenti

Lo prevede il piano di gestione 2022-26, ma è dal 1998 che si combattono gli effetti dell'aumento degli ungulati

I cervi nel settore trentino del parco nazionale dello Stelvio sono troppi e vanno quindi abbattuti. Lo stabilisce il “Piano di conservazione e gestione del cervo nel parco nazionale dello Stelvio-Trentino 2022-2026”, presentato in questi giorni dalla Giunta provinciale e in via di approvazione. Nella stagione primaverile 2022 sono stati stimati circa 2.900 cervi nell’intera unità di gestione del Parco in val di Sole. 

Cosa prevede il piano 2022-2026

Nel 2021 è stato effettuato il decennale monitoraggio dell’impatto del morso del cervo sulla rinnovazione forestale ed è iniziata la fase di redazione di una nuova versione del piano nel Parco e in particolare all’interno dell’unità di gestione val di Sole.

L’obiettivo è duplice: ridurre gli squilibri ecologici causati dalla sovrabbondanza di cervi e conservare un “comportamento confidente e diurno” da parte dell’animale “per il mantenimento delle attività divulgative, educative e di fruizione turistica dell’area protetta”. Nel concreto, il piano prevede due anni di abbattimenti in controllo sperimentare (tra i 100 e i 180 cervi) e un successivo triennio di prelievo in controllo per ridurre in maniera consistente la popolazione di cervi.

Il piano sarà ora sottoposto al parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), nonché all’autorizzazione del ministero per la Transizione ecologica. L’attuazione vedrà coinvolti il servizio Sviluppo sostenibile e aree protette della Provincia, il corpo forestale trentino, i cacciatori coordinati dall’associazione cacciatori trentini, nonché le amministrazioni locali coinvolte.

Perché si abbattono i cervi

Le motivazioni che hanno portato alla proposta di abbattimento in controllo dei cervi all'interno del Parco sono molteplici. Innanzitutto, il morso e il brucamento del cervo danneggiano la rinnovazione forestale e la biodiversità della parte arbustiva e del sottobosco. L’elevato brucamento delle gemme delle piantine di rinnovazione ha fatto registrare percentuali di carico medio da morso tra il 50 e il 70 per cento in val di Peio e in val di Rabbi, soprattutto su abete rosso e larice. Tra il rilievo del 1998 e quello del 2021 le percentuali medie di morso alla rinnovazione di abete rosso sono aumentate dal 40 al 60 per cento e quelle del larice dal 34 al 52.

L'elevata presenza di cervi modifica la composizione e la struttura del bosco e influisce sulla disponibilità di rifugi e insetti, importanti per la sopravvivenza dei Tetraonidi (la famiglia degli uccelli galliformi) nel Parco. Uno tra tutti: il gallo cedrone.

Il cervo crea poi problemi anche alle popolazioni di camosci, dimezzatesi nell’ultimo ventennio nel Parco, e a quelle di caprioli. Anche a causa dei cambiamenti climatici, infatti, nei mesi estivi il cervo tende ad alzarsi sempre più in quota entrando in competizione con i camosci per lo sfruttamento delle praterie alpine. I caprioli hanno invece una sorta di intolleranza spaziale nei confronti di questo ungulato.

Un problema che viene da lontano

Il problema dell’alta densità di cervi nel Parco dello Stelvio è stato affrontato per la prima volta nel 1997. All’epoca si stimava una popolazione di circa 2.600 cervi, di cui 1.700 all’interno del Parco. Tra il 1998 e il 2000 è stato così elaborato un programma triennale che prevedeva una riduzione della popolazione verso valori soglia di 7-8 cervi per chilometro quadrato aumentando la caccia all’esterno dei confini del parco durante l’inverno.

La strategia si è però rivelata inefficace: sono diminuite le migrazioni dei cervi, ma non la densità all’interno del Parco. Nel 2008 è stato così approvato il “progetto cervo”. A fronte di una popolazione di cervi in val di Sole stimata in circa 2.900 animali (di cui il 65 per cento all’interno del Parco), il piano prevedeva l’abbattimento all’interno dell’area protetta. Il ricorso giurisdizionale della riserva di caccia di Rabbia ha però impedito la prosecuzione del progetto.

A diminuire la popolazione di cervi è stata così la natura: l’inverno a cavallo tra il 2008 e il 2009, particolarmente freddo e nevoso, ha causato un’elevata mortalità degli esemplari per fame. Nel 2010 si registravano circa un migliaio di animali nel Parco. Dal 2011 al 2017 il piano è quindi rimasto in sospeso. Nel frattempo, però, la popolazione è tornata a crescere, raggiungendo nuovamente nel 2017 la soglia dei duemila cervi nel Parco (circa tremila nell’intera val di Sole).

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