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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il progetto / Val di Fiemme e Fassa

Ospedale Cavalese, Casa Autonomia vuole saperne di più: cosa chiederà in Consiglio

Se ne parlerà dopo le feste, in Consiglio, ma i consiglieri di Casa Autonomia sono granitici sulla riqualificazione e, prima che la popolazione possa esprimersi, chiedono di conoscere determinati elementi utili alla valutazione

L’idea di un nuovo ospedale a Cavalese non piace ai consiglieri di Casa Autonomia che non lasciano la questione del dimenticatoio e, anzi, si troveranno a discuterne in Consiglio provinciale il prossimo 10 gennaio. Un Consiglio, è bene precisarlo, la cui convocazione straordinaria è stata richiesta dai consiglieri Paola Demagri, Michele Dalla Piccola, Paolo Zanella, Luca Zeni, Ugo Rossi, Alessio Manica, Lucia Coppola, Lucia Maestri a fine dicembre e che è stato fissato subito dopo la chiusura delle feste. "Abbiamo chiesto il Consiglio straordinario per portare dentro le istituzioni l'argomento - afferma Demagri -. Lo abbiamo fatto prima in Quarta commissione e ora lo facciamo dentro al Consiglio provinciale in modo che tutti i consiglieri possano partecipare attivamente".

I punti sui quali i consiglieri chiedono chiarimenti sono diversi: cosa comporterebbe un’apertura del partenariato pubblico privato al mondo della sanità pubblica? E anche, cosa comporterebbe effettivamente la costruzione della struttura su quel terreno e perché va valutato anche "l'impatto ambientale" per i consiglieri?

A inizio novembre è stato anche organizzato un incontro con la cittadinanza alla quale è stata spiegata dal presidente Maurizio Fugatti la proposta di progetto della struttura sanitaria, facendo anche un paragone su costi e benefici tra l’ipotesi di ristrutturazione dell’ospedale esistente a Cavalese e l’idea del nuovo ospedale da realizzarsi con la formula del partenariato pubblico privato. Ma andiamo con ordine.  

Due Giunte diverse, due progetti diversi

La Giunta provinciale precedente a quella di Fugatti non voleva un nuovo ospedale, ma la riqualificazione di quello esistente. "Per questo - ha ricordato Demagri - erano stati accantonati 36 milioni. Quindi avevano condiviso sul territorio che quello era il fabbisogno e quella era la progettualità: riqualificare qualcosa di esistente, come hanno fatto con quasi tutti gli ospedali. Penso a Cles che, con una bella riqualificazione, è un ospedale che dà performance, garanzie di privacy, opportunità dal punto di vista dei percorsi interni; insomma, quelle finezze che garantiscono un servizio di sicurezza nei confronti del paziente". 

Con la nuova legislatura, però, cambia completamente la visione.  “A livello locale emerge che ci sarebbe la disponibilità di un’agenzia di costruire l'ospedale attraverso questo partenariato pubblico privato, quindi con l'acquisizione di terreni in un'altra zona, in modo tale da costruire una nuova struttura”. La divisione netta tra nuovo e vecchio arriverebbe dalla convinzione che all’interno del primo si possono inserire molti più servizi e non interrompere quanto in attività in quello già funzionante. Considerazioni, queste, sostenute da chi punta sul nuovo. 

"Comincia da qui l’insurrezione da parte della popolazione che si oppone al nuovo progetto, volendo mantenere la vecchia struttura e vederla riqualificata, anche per mantenere libera la famosa zona Masi, ritenuta di pregio dalla gente del posto - prosegue Demagri -. Parliamo di una zona che ha delle belle opportunità dal punto di vista agricolo. E comunque anche ambientali. Ad oggi, però, cosa abbiamo? Una Giunta che non ha deciso alcunché e che rimanda alla popolazione la decisione se ospedale vecchio o nuovo, non fornendo alla popolazione elementi sufficienti, perché tutti abbiano la possibilità di comprendere ed esprimere un proprio giudizio rispetto a un progetto rispetto a un altro". 

La posizione di Casa Autonomia rimane granita sulla riqualificazione. "I milioni messi da parte per la realizzazione sono stati bloccati e utilizzati per Vaia - ricorda Demagri -, quindi non ci sono più a disposizione. Noi siamo per la riqualificazione di quello che già c’è. Portiamo la discussione in Consiglio provinciale, perché vogliamo sentirci dalla giunta quali siano le reali decisioni che prende. Parliamo di una decisione politica importante e impattante, quindi vogliamo saperne i motivi direttamente dalla Giunta. Quali siano le decisioni e su che cosa siano basate, sono questi elementi che servono alla popolazione chiamata a esprimersi". 

E questo è fondamentale proprio perché nella serata di inizio novembre, Fugatti aveva affermato che: “Ora l’eventuale proseguimento del progetto è nelle mani dei territori. La giunta provinciale farà le sue valutazioni ma come abbiamo detto dall’inizio vogliamo partecipazione e trasparenza”. Secondo Casa Autonomia, la popolazione ha bisogno di elementi chiari, come:

  • Costi del nuovo e della riqualificazione; 
  • Quali servizi garantisce il nuovo e quali il vecchio;
  • L’impatto ambientale di una nuova costruzione;
  • E nel caso di una nuova costruzione, quali destinazione verrà data al vecchio;
  • Servono chiarimenti sul progetto con partenariato pubblico privato. 

"Il progetto con partenariato pubblico privato – spiega Demagri – fa venire il dubbio che si possa andare verso una sanità privata. E questo lo manifesta la popolazione. E quindi: quali garanzie ho che non andremo verso una sanità privata? Il l timore c’è, perché questa tipologia di progetto non l’abbiamo ancora vista in questo ambito". 

Appuntamento a breve, quindi, se ne parlerà in Consiglio provinciale appena dopo le feste, il 10 gennaio 2023. 

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