"Gli orsi non sono troppi, abbiamo invaso noi il loro territorio"
Mario Serpillo, presidente nazionale dell'Unione coltivatori italiani, commenta i dati sugli incidenti stradali in montagna, nello specifico nelle regioni del nord est nazionale
“Gli animali di montagna sono ormai spaesati e senza casa perché l'asfalto e il cemento li hanno sfrattati da tane e boschi. Negli ultimi trent'anni, Comuni e Regioni hanno abbandonato la gestione del territorio di montagna affidandola, di fatto, all'intervento antropico che, come sappiamo, è sempre portatore di interessi privati e non sistemici". Lo dice Mario Serpillo, presidente nazionale dell'Unione coltivatori italiani, commentando i dati sugli incidenti stradali in montagna, nello specifico nelle regioni del nord est nazionale. Proprio in Trentino di recente si è assistito a diversi ritrovamenti di orsi morti.
Serpillo poi, in una nota pubblicata sull sito agricolae.eu e ripresa dall’agenzia di stampa Dire, parla anche nello specifico del Trentino, chiedendosi in maniera retorica chi può essere in grado di affermare che cento orsi siano troppi per il Trentino perché, spiega lui, “troppo” è un giudizio umano sulla base della percezione di un danno immaginato in proiezione futura. Secondo Serpillo la natura si autoregola. Dunque il numero uno dei coltivatori italiani è convinto che il problema non siano gli animali in eccesso ma la prepotenza dell’uomo che schiaccia gli animali in fazzoletti di terra, togliendo loro il campo, il territorio, il rifugio e il cibo.
E per quanto riguarda gli orsi e in generale le “morti bianche” degli animali selvatici, ammette che gli animali si siano riprodotti molto negli ultimi anni ma il fenomeno andrebbe visto con uno sguardo diverso perché i numeri distorcono l’immagine del problema. “Sono davvero 7 i plantigradi trovati morti nella Provincia autonoma di Trento nel 2023?” si chiede nella nota. Se lo chiede un qualsiasi animale ucciso, molto spesso, salta la procedura istituzionale e sfugge ai numeri ufficiali. Dunque Serpillo invita a ribaltare il paradigma secondo il quale, a un certo punto, arriva un momento in cui l’uomo è autorizzato a intervenire perché ci sono “troppi animali selvatici”. Per il presidente dell’Uci non è così: “Abbiamo invaso noi il loro spazio vitale, ci siamo spinti troppo in avanti, rendendo abitabili aree che non lo erano e interrompendo così gli equilibri della catena alimentare montana. L'uomo è il responsabile di tutto, della scomparsa dei pascoli e del cibo per la fauna locale, che si vede costretta ad avvicinarsi ai villaggi per reperire sostentamento”.