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Mafia in Trentino, Marini (M5s): "Mancano strumenti di controllo"

Dopo l'osservatorio antimafia, Lega, Patt e Svp bloccano il ddl per facilitare il riutilizzo dei beni sequestrati alle mafie

Dopo l’ostruzionismo contro l’istituzione di un osservatorio locale sulla criminalità organizzata - proposto dal consigliere provinciale del movimento cinquestelle Alex Marini e rinviato di volta in volta dal 2019 -, la commissione Affari generali del Consiglio regionale ha respinto anche la proposta di legge per facilitare il riutilizzo dei beni sequestrati alle mafie. Il disegno di legge numero 50 era stato avanzato da Marini assieme al collega altoatesino Diego Nicolini.

A bloccare il provvedimento è stata ancora una volta l’alleanza tra la Lega, il partito autonomista trentino tirolese (Patt) e il Südtirol Volkspartei (Svp). Per i consiglieri di lingua tedesca, la proposta rischia di appesantire il già difficile lavoro delle amministrazioni locali. I colleghi di lingua italiana, invece, non hanno motivato il loro voto contrario. “Questo atteggiamento certifica il disinteresse della politica locale rispetto alla prevenzione dei fenomeni criminosi”, accusa Marini.

Alex Marini (2)-2

Marini è stato tra le persone sentite dalla Commissione parlamentare antimafia guidata da Nicola Morra nella due giorni di audizioni in Trentino Alto Adige il 9 e il 10 maggio. La commissione ha audito le forze dell’ordine, le autorità locali, i rappresentanti del mondo dell'imprenditoria e della società civile. Ma a monopolizzare l'attenzione è stata la polemica politica per le parole pronunciate da Morra sul presidente della Provincia Maurizio Fugatti.

Il consigliere leghista Alessandro Savoi è arrivato ad affermare che “la mafia al nord l’hanno portata siciliani e calabresi”. Cosa ne pensa?
Mi sorprende come i politici trentini siano più propensi a combattere il presidente dell’Antimafia piuttosto che la mafia stessa. Il problema non solo le parole di Morra, ma il fatto che in Trentino la mafia esiste. Si sta cercando di circoscrivere il problema ad alcune mele marce, ma l’operazione Perfido ha dimostrato che è da decenni che gli ’ndranghetisti fanno affari in Trentino. Dire che la colpa è dei meridionali è quantomeno razzista. La verità è che gli interessi sono molteplici, non a caso la legge sulle cave (il processo Perfido prende il nome dal settore del porfido in val di Cembra, ndr) dal 2007 all’ottobre 2020 è stata modificata almeno 35 volte.

E dall’operazione Perfido? È cambiato qualcosa?
Non mi pare. Alla legge provinciale si è messo mano anche in questo ultimo anno e mezzo, ma non per migliorarla, bensì con modifiche puntuali ogni volta a favore di qualcuno.

Qui però non si tratta di organizzazioni criminali, ma di politica.
Il problema non è solo la mafia, ma anche la corruzione e la mancata trasparenza. Ecco il perché dell’osservatorio regionale: non risolverebbe tutti i problemi, ma aiuterebbe a monitorare la situazione e a segnalare i campanelli d’allarme prima che sia troppo tardi. Se ci fosse stato l’osservatorio, ora certi soggetti non potrebbero giustificare le cene con gli ’ndranghetisti dicendo che non sapevano con chi avevano a che fare.

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Perché la maggioranza è contraria?
Vorrei saperlo anche io, soprattutto perché non si tratta di una mia proposta, ma di una raccomandazione della stessa commissione antimafia alle regioni. Come per le dichiarazioni di Morra, negare l’esistenza della mafia in Trentino è la reazione più istintiva. Forse la verità è che tutti si sentono un po’ responsabili perché la sottovalutazione del problema è stata bipartisan.

"Il problema non è tanto avere la mafia, ma non avere gli strumenti per contrastarla"

Ha parlato anche di questo con la Commissione antimafia?
Sono stato audito soprattutto per la vicenda dell’osservatorio antimafia. E quando ho descritto loro la situazione sono rimasti tutti sorpresi dall’assenza totale di strumenti di controllo in Trentino. Perché il problema non è tanto avere la mafia, ma non avere gli strumenti per contrastarla.

Sul fronte dell’anticorruzione la situazione provinciale è migliore?
Non direi. Per difendersi dalle accuse di Morra, Fugatti ha citato il piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza (Ptpct). Ma quello è un obbligo di legge da 10 anni, non certo un merito di Fugatti che anzi, anche in questo caso, fa il minimo indispensabile.

Cosa significa?
In più di un’occasione l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha raccomandato che prima dell’adozione del Ptpct da parte della Giunta, il Consiglio possa discutere il piano ed esprimersi nel merito. Nel caso del Comune di Trento, per esempio, la discussione passa dal Consiglio comunale. Eppure, quando a dicembre ho proposto di introdurre questa raccomandazione dell’Anac (che in tutte le altre regioni è già la prassi), la maggioranza leghista ha votato contro.

La Commissione ha audito anche il presidente Fugatti, conosce il contenuto di quel colloquio?
Ho presentato un’interrogazione in merito, ma probabilmente non avrò risposta fino al termine della legislatura.

Perché?
Ad oggi le mie interrogazioni sul tema criminalità organizzata sono tutte senza risposta.

"Alle interrogazioni sulla criminalità organizzata la Giunta non risponde"

Quali sono?
Ho presentato interrogazioni su una eventuale commissione d’accesso dell’antimafia a Lona Lases o sulla possibilità di sostenere le vittime di atti intimidatori e di violenza mafiosa in val di Cembra. A dicembre sono intervenuto poi sull’interruzione del convegno “Cava nostra” da parte dei carabinieri a Lona Lases.

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Sulla possibilità di uno scioglimento del Comune di Lona Lases il presidente Morra è stato molto scettico.
Se non si trovano candidati evidentemente è necessaria una soluzione di altro tipo. Se a livello nazionale ritengono che una commissione d’accesso dell’antimafia a Lona Lases non serva, almeno ci dicano il perché.  

Oltre alla situazione in val di Cembra, ha parlato di altro alla Commissione antimafia?
Nella relazione che ho consegnato a Morra ho scritto di prevenzione della corruzione e di trasparenza, del Nuovo ospedale trentino, di alcune situazioni dell’area gardesana, di speculazione sui fondi europei destinati all’agricoltura e di caporalato, fino ai reati ambientali con il caso della discarica di Villa Agnedo attualmente sotto sequestro. Pensare che il problema della mafia in Trentino sia legato solo alla val di Cembra è quantomeno ingenuo.

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