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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Lona Lases, Ferrari: “La comunità è sanabile, non sana”

Il portavoce del coordinamento lavoratori del porfido replica al commissario Federico Secchi: "Ad oggi sul territorio non esiste alcun controllo di legalità”

Martedì 24 maggio a Lona Lases, nella cosiddetta zona estrattiva Pianacci, un camion carico di porfido trasportava materiale al di fuori di una cava. Un’attività apparentemente normale nella valle del cosiddetto oro rosso. Peccato che il materiale provenisse dal piazzale del lotto 5 e fosse stato caricato da una pala meccanica della ditta Anesi snc, la cui concessione risulta scaduta a novembre 2020. Nella primavera 2021 una delibera Asuc (l’amministrazione separata dei beni frazionali di uso civico, proprietaria delle cave) ha concesso alla Anesi snc di utilizzare il piazzale come deposito di quanto già scavato e lavorato, ma nulla di più: nessuna attività di escavazione, né la possibilità di asportare il materiale. Peraltro, il camion che trasportava il materiale proveniva dalla zona Dossi-Grotta, dove operavano alcune delle aziende facenti capo ai soggetti coinvolti nel processo “Perfido” (attualmente in corso in Corte d’assise a Trento) sulle infiltrazioni della ’ndrangheta nel porfido in val di Cembra.

“È un fatto grave, ma soprattutto - commenta il portavoce del coordinamento lavoratori del porfido (Clp) Walter Ferrari - è la dimostrazione che ad oggi sul territorio non esiste alcun controllo di legalità”. Ferrari - che da anni si batte a tutela dei lavoratori delle cave e contro le illegalità nel profido - interviene dopo la lettera con cui Federico Secchi, l’attuale commissario del Comune di Lona Lases, ha comunicato alle cittadine e ai cittadini del paese di 900 anime al centro del processo Perfido che rimarrà alla guida del municipio fino a ottobre. Il suo incarico sarebbe dovuto scadere lo scorso 29 maggio con le elezioni comunali ma, per la seconda volta di fila, nessun candidato si è fatto avanti.

Attività zona Pianacci Anesi snc 24 maggio 2022 dettaglio camion-2

Nella sua lettera Secchi - che è stato nominato commissario dalla Giunta provinciale il 14 giugno 2021, dopo le dimissioni dell'allora sindaco Manuel Ferrari - ha parlato di singole “mele marce” coinvolte nel processo, a fronte di una “terra che ha nelle sue fondamenta un tessuto sano, formato da gente operosa e onesta”. “Quando parla di 'gente operosa e onesta' - commenta Ferrari - sembra quasi parodiare il consigliere provinciale Alessandro Savoi, cembrano doc, secondo il quale 'la mafia al nord l’hanno portata i calabresi e i siciliani', mentre 'i cembrani sono gente onesta e perbene'. La realtà è che tanti personaggi affermatisi negli ultimi 25 anni sul piano amministrativo locale e anche su quello associativo sono emersi grazie al loro allineamento con gli interessi dominanti che ruotano attorno alle concessioni del porfido: si sono distribuiti favori a chi era disposto ad assecondarne i desiderata e le ritorsioni e sono stati intimiditi anche con metodo mafioso coloro che non si dimostravano docili. Che questo sia un tessuto sociale sano è tutto da dimostrare. Sanabile lo è sicuramente, ma a patto che non si nasconda la spazzatura sotto il tappeto”.

Abbiamo chiesto al commissario della concessione scaduta della Anesi snc e raccontato dell'episodio a cui abbiamo assistito. “Di questo episodio non ho contezza - ha risposto Secchi a TrentoToday -, ma mi rapporterò con la locale dei carabinieri (di Albiano, ndr) per le dovute verifiche”. Una risposta che fa sussultare Ferrari: “Le locali stazioni dei carabinieri non sembrano esenti da comportamenti quantomeno discutibili”. A confermarlo è stata anche la prima condanna per mafia in Trentino arrivata a febbraio all'interno del processo Perfido: nelle motivazioni depositate lo scorso 12 maggio, il giudice Enrico Borrelli parla della “capacità di insabbiamento grazie ai contatti con taluni esponenti della stazione carabinieri di Albiano”.

Ferrari ricorda bene anche quanto successo lo scorso dicembre nell'ambito di un dibattito a Lona Lases sul processo Perfido: “Il dibattito è stato disertato dallo stesso Secchi, così come da tutti gli amministratori comunali della zona del porfido, e questo la dice lunga sulla reale volontà di questi signori di capire e soprattutto di agire per contrastare il malaffare - afferma -. Chi invece mostrò particolare attenzione in quell’occasione furono i carabinieri di Albiano che si presentarono, a dibattito iniziato, con la pretesa di operare un controllo del green pass in sala, nonostante gli organizzatori avessero osservato scrupolosamente le indicazioni prefettizie. Com’è pensabile che in questo clima le persone 'oneste e perbene', che sicuramente rappresentano la maggioranza dei cittadini di Lona Lases, trovino il coraggio di reagire?”.

Il commissario Federico Secchi e Walter Ferrari non sono d'accordo nemmeno sulla possibilità che a Lona Lases arrivi una commissione d'accesso dell'antimafia per verificare quanto avvenuto negli ultimi 40 anni all'interno del Comune (secondo l'accusa del processo Perfido, il “radicamento” della ’ndrangheta risalirebbe almeno agli anni Ottanta). Per il commissario, “anche arrivasse una commissione dell’antimafia, l’attività amministrativa è quella su cui siamo già intervenuti noi risanando la situazione”. Per Ferrari, invece, “volere a tutti i costi ripristinare un’amministrazione comunale formalmente eletta, opponendosi a ogni tentativo di far luce su quanto è successo, sulle responsabilità anche politiche e non solo penali e senza verificare il grado e la profondità della penetrazione del malaffare, significa impedire ogni sana reazione da parte della comunità”.

In questo caso, però, la critica non è tanto al commissario Secchi, bensì alla Giunta provinciale guidata da Maurizio Fugatti che, ad oggi, “ha ignorato le richieste fatte dal consigliere Alex Marini (M5s), mediante ben due interrogazioni (l'ultima depositata il 26 maggio, ndr), sulla necessità di nominare una commissione d’accesso per verificare se esistano i presupposti di un commissariamento per infiltrazione mafiosa del Comune di Lona-Lases e di Albiano”. Eppure la situazione dei due municipi appare pesantemente condizionata. Basti pensare che tra gli imputati del processo Perfido ci sono i fratelli Giuseppe e Pietro Battaglia: il primo è stato assessore esterno alle cave, il secondo consigliere di maggioranza del Comune di Lona Lases. Non solo: tra gli indagati c'è Roberto Dalmonego, già presidente Asuc. Per tutti si procede per il reato di voto di scambio politico-mafioso. 

“Se oggi a Lona Lases non si trovano candidati - conclude Ferrari - è colpa di una prassi che ha sistematicamente calpestato i diritti democratici, con la complicità di coloro che si sono regolarmente girati dall’altra parte di fronte al conflitto d’interessi, alle minacce e agli atti intimidatori verso di chi cercava di fronteggiare il malaffare. Ecco perché la possibilità di una commissione d’accesso dell’antimafia va intesa non come un’accusa nei confronti di queste comunità bensì quale atto politico necessario a ripristinare condizioni democratiche accettabili”.

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