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Lavoro, smart working e sostegni: sindacati spingono per la rivoluzione

Risultati e produttività sono due buoni focus, ma il tema dell'orario non può essere bypassato. Serve la partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali. Per la ripresa le politiche attive del lavoro e i sostegni al reddito sono ugualmente essenziali

Il Covid ha rivoluzionato la vita di tutti e lo ha fatto andando a stravolgere le routine. Tra questi c'è il mondo del lavoro che, per la prima volta si è visto costretto ad attivare lo smart working, ambito da molti, detestato da altri. Detestato da alcuni, ambito da tanti e guardato con diffidenza da altri, in un anno e mezzo di pandemia ha mostrato quanto il mondo del lavoro, quella fetta che non necessita di un quotidiano rapporto tra persone in presenza, possa essere più flessibile in questa modalità. 

Cgil Cisl Uil intervengono sulla questione sottolineando che da questa modalità deve rappresentare un’innovazione organizzativa che migliora la qualità di vita e lavoro, non essere un modo diverso per scaricare sui lavoratori e le lavoratrici il rischio d’impresa e ridurre i costi dell’azienda. “Giusto cominciare a ragionare su come focalizzarsi sui risultati come sostiene Palazzo Stella. Ma il tema dell’orario di lavoro, però, resta centrale se non vogliamo che questa modalità si trasformi solo in un’occasione per sovraccaricare i propri dipendenti alleggerendo i bilanci. Se realmente si crede in queste forme di innovazione organizzativa allora si apra anche a meccanismi di coinvolgimento e partecipazione dei lavoratori nelle scelte organizzative. Anche in questo caso il Trentino, a differenza di Germania e Francia, non ha mai avuto il coraggio di scommettere in questa direzione” affermano i segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.

Per quanto riguarda le politiche del lavoro per i sindacati “le misure di sostegno al reddito per i lavoratori e le lavoratrici disoccupate sono fondamentali per favorire le transizioni e la ricollocazione. Pensare che sia quello il limite che impedisce di trovare manodopera in Trentino è del tutto fuori dalla realtà. Senza politiche passive si rischia solo un ulteriore irrigidimento del mercato del lavoro. E stupisce che Confindustria non ne sia consapevole. Al contrario vanno rese più efficaci le politiche attive. A noi non risulta che in Danimarca, Svezia o Germania abbiano ridotto gli strumenti di sostegno al reddito, semmai hanno potenziato i servizi per l'impiego e la formazione continua”. Rispondono così i segretari generali di Cgil Cisl Uil alle affermazioni del direttore di Palazzo Stella, Roberto Busato.

Sostegni e ritorno al lavoro, un vero braccio di ferro sul quale la discussione è accesa da diverso tempo a livello nazionale. er i sindacati “i sostegni al reddito sono fondamentali per accompagnare i disoccupati nel passaggio da settori in crisi a quelli in crescita". Non senza abbinare delle misure efficaci e le condizioni che in altri Paesi hanno. Secondo Grosselli, Bezzi e Alotti sotto questo aspetto "il Trentino è carente e lo sarà fino a quando non verrà rafforzata Agenzia del Lavoro”.

È proprio ora, in questa fase di ripartenza dell’economia, che settori e aziende vivranno la scrematura: chi ricominicerà a funzionare bene e chi arriverà a fine corsa. Per i sindacati ora c’è il rischio che senza adeguati strumenti che garantiscano la certezza del reddito nelle fasi di transizione cresca la pressione per mantenere produzioni senza mercato. “Abbiamo sempre difeso la logica della protezione dei lavoratori e delle lavoratrici nel mercato del lavoro e quindi la necessità di rafforzare i vincoli e gli obblighi per chi viene accompagnato nelle fasi di passaggio da un’occupazione all’altra - concludono le tre sigle sindacali -. E’ chiaro che per fare tutto questo servono adeguate risorse per le politiche attive e servizi per l'impiego sul territorio. È questo che manca oggi”.
 

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