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Lavoro, scontro Giunta-sindacati: cresce l'occupazione, ma è più precaria

L’assessore Spinelli: “Nel 2021 più assunzioni che nel periodo pre covid". I sindacati: "Il lavoro stabile cresce meno dell’anno del lockdown"

Nel 2021 la domanda di lavoro in Trentino è tornata a crescere superando, anche se impercettibilmente, i livelli pre covid. A dirlo sono i dati provenienti dai Centri per l’impiego e che fanno tirare un sospiro di sollievo all’assessore allo Sviluppo economico, ricerca e lavoro Achille Spinelli. Ma che non convincono Cgil, Cisl e Uil: “L’occupazione aumenta, ma è sempre più precaria. Il lavoro stabile nel 2021 cresce meno dell’anno del lockdown”.

Al di là del confronto con il primo anno di pandemia (a dicembre 2021 la crescita delle assunzioni è stata di 15.803 unità, pari a + 270,5% rispetto allo stesso mese del 2020), l’assessore Spinelli rivendica la crescita - questa affatto scontata, anche se minima (+0,7% pari a 1.108 nuovi occupati) - della domanda di lavoro su base annua nel 2021 rispetto al 2019, ovvero prima della pandemia. “Sono segnali importanti - afferma - che ora dobbiamo impegnarci a consolidare”.

Cifre che non rassicurano però i tre sindacati che puntano il dito sul tipo di contratti: “Se è vero, come è vero, che a dicembre le assunzioni sono tornate a livello pre-pandemia, è altrettanto vero che i nuovi rapporti di lavoro sono perlopiù instabili". Rispetto al 2019 si sono persi infatti circa 2.500 contratti a tempo indeterminato, pari a -14% tra nuove attivazioni e trasformazioni, mentre le trasformazioni da tempo determinato a contratto stabile si sono ridotte del 28%.

Nel dettaglio, l'aumento delle assunzioni registrato nel 2021 rispetto al 2020 riguarda tutti i contratti. Ma mentre le assunzioni a tempo indeterminato crescono di 1.503 unità (+13,7%), ci sono 1.938 assunzioni in più per lavori a chiamata, 2.702 nuovi lavoratori somministrati e ben 26.225 assunzioni a tempo determinato.

“Esiste un problema di qualità dell’occupazione ed è grave che la Provincia e l’assessore al Lavoro Spinelli ignorino questi dati limitandosi solo a vedere il bicchiere mezzo pieno - accusano i sindacalisti Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi -. I numeri parlano chiaro, se letti in modo completo: solo il 7,68% delle nuove assunzioni è un contratto stabile, nel 2019 era l’8,31% e addirittura l’8,53% nel 2020. Oggi in piena ripresa si fa ricorso prevalentemente al lavoro precario”.

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