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La propaganda russa nella tv italiana spaventa il Copasir

L'organismo parlamentare di vigilanza dei nostri servizi segreti vuole fare luce sugli ospiti russi nei talk show italiani

Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, i talk show e i programmi televisivi italiani hanno avuto come ospiti diversi opinionisti russi. La loro presenza nei salotti televisivi italiani è ora sotto la lente d'ingrandimento del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. 

L'imbarazzante richiesta dei russi ai diplomatici italiani

Il Copasir vuole fare luce sulle modalità delle scelte degli ospiti russi che portano avanti la propaganda del Cremlino. L'organismo parlamentare non può infatti ignorare come Nadana Fridirkhson, la giornalista russa che lavora per la tv del ministero della Difesa moscovita e che in più occasioni ha negato la guerra lanciata da Mosca, sia ospite fissa in alcuni programmi televisivi.

L'organismo parlamentare di vigilanza dei nostri servizi segreti ha per questo programmato nei prossimi giorni una serie di audizioni: toccherà prima al direttore dell'Aisi, Mario Parente (11 maggio), poi sarà il turno dell'amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes (il 12), e infine sarà la volta del presidente dell'Agcom, Giacomo Lasorella (il 18).

Sempre le solite (e pericolosissime) bugie russe

Il timore è che alcuni degli opinionisti stranieri chiamati dai talk show italiani siano a libro paga del governo di Putin. Inaccettabile per il Copasir che vuole spegnere la propaganda russa sulla guerra nella tv italiana, pur tutelando il contraddittorio e la libertà di informazione.

I media russi, Russia Today e l'agenzia Sputnik, molto attivi all'estero, sono già finiti nel pacchetto di sanzioni dell'Ue: Bruxelles ha scelto di mettere al bando i due media per il loro impegno nella manipolazione dell'informazione a favore della propaganda del Cremlino. Il Copasir vuole quindi comprendere chi scelga gli ospiti russi nei programmi televisivi italiani e come vengano programmati i loro interventi. Il caso dell'intervista al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, al talk show di Rete 4 è un campanello di allarme, che non può essere ignorato. 

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