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L'Ucraina rifiuta la resa di Mariupol, si rischia il massacro

Zelensky ha respinto la richiesta della Russia di consegnare la città che si affaccia sul mar d'Azov. Putin avrebbe concesso un corridoio umanitario solo se Mariupol si fosse arresa

L'Ucraina ha respinto la richiesta della Russia di consegnare Mariupol, la città ucraina che si affaccia sul mar d'Azov. La vicepremier Iryna Vereshchuk ha spiegato che "la resa non e' un'opzione".

Il conflitto russo-ucraino arriva al suo ventiseiesimo giorno. Il presidente Zelensky ha parlato alla Knesset, il parlamento di Israele, chiedendo armi e sanzioni contro Mosca. Poi ha affermato che i russi stanno attuando contro l'Ucraina "la soluzione finale, usata dai nazisti 80 anni fa". Il paragone è stato però definito "oltraggioso" da alcuni deputati e ministri israeliani. I negoziati tra le parti riprenderanno online nelle prossime ore.

A Mariupol si rischia il massacro

Russia e Ucraina avevano approvato un percorso ad hoc per l'evacuazione dei cittadini da Mariupol verso un territorio controllato da Kiev. Ma Mosca ha lanciato anche un ultimatum alle forze ucraine nella zona: potranno andarsene senza scontri a fuoco, abbandonando però armi e munizioni. Ultimatum rifiutato dal governo ucraino. Risultato: degli otto corridoi umanitari concordati per la giornata di lunedì 21 marzo in Ucraina, nemmeno uno partirà dalla città assediata di Mariupol.

Proseguono così i bombardamenti sulla città da parte della marina russa: colpita una scuola dove si erano rifugiate 400 persone. Si aggrava la crisi umanitaria: secondo l'Onu, sono 10 milioni i cittadini fuggiti dalle loro case.

Bombe su Kiev, colpito anche un centro commerciale

Nel frattempo le sirene antiaeree non cessano di suonare a Kiev e in altre regioni, come Kharkiv e Leopoli. Nella capitale ucraina sono state colpite diverse abitazioni e un centro commerciale. I media locali parlano "di almeno quattro morti negli attacchi". 

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