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Economia

Sarche, Italcementi riaccende i forni "almeno per i prossimi 20 anni"

Nonostante la petizione popolare, a fine marzo l'azienda riprenderà l'attività. Ma il traffico per il trasporto del materiale sarà ridotto e le emissioni inquinanti controllate dall'Appa

A fine marzo il cementificio di Sarche di Madruzzo riattiverà i propri forni. Nonostante le 1.286 firme consegnate lo scorso settembre dal comitato "Salviamo la valle dei Laghi" al presidente del Consiglio provinciale trentino Walter Kaswalder, a fine marzo Italcementi riprenderà la propria attività.

L'azienda leader in Italia nel settore del cemento (i prodotti di Sarche di Madruzzo sono impiegati per esempio nel nuovo tunnel ferroviario del Brennero) aveva sospeso l’attività di produzione a Sarche a inizio 2015 per la crisi del settore e per un investimento avviato in provincia di Brescia. In valle dei Laghi è però sempre rimasta attiva l’attività di macinazione. La riattivazione dei forni, ha rassicurato il direttore tecnico di Italcementi Agostino Rizzo, non comporterà però un incremento produttivo. 

Per il consigliere provinciale di Onda civica Filippo Degasperi, "la politica è stata latitante su questa vicenda: dal 2015 ad oggi ci sarebbe stato tempo per fare altri ragionamenti e l’azienda ha oggi pieno titolo di chiedere la ripartenza". Questa volta però, assicura l'azienda, sono previsti interventi ambientali che punteranno a ridurre le emissioni inquinanti a un livello inferiore al 2015. "Quanto ai limiti per gli inquinanti - ha assicurato il dirigente generale dell'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (Appa) Enrico Menapace - ridurremo il limite più critico, quello delle polveri, al minimo consentito dalla legge".

In termini aziendali, la ripartenza prevede un investimento di cinque milioni di euro e l’assunzione di una trentina di persone (di cui 25 lavoratori locali), che si uniranno alle 18 che già lavorano nello stabilimento.  

I rischi ambientali

Durante il confronto tenutosi martedì 15 febbraio presso la Terza commissione del Consiglio provinciale, più consiglieri hanno espresso le proprie preoccupazioni per i rischi ambientali. Per Lucia Coppola (Verdi), accanto all'inquinamento dell'aria c'è l'inquinamento del terreno attraverso il deposito di metalli pesanti. "Lo stabilimento non è spostabile, però può coesistere con l’ambiente", ha replicato Rizzo.

Paolo Zanella (Futura) ha chiesto chiarezza sulla volontà di ridurre le emissioni e quali livelli si intendano rispettare a tutela della cittadinanza. "Gli interventi riguardano la riduzione degli ossidi di azoto con riattivazione del sistema catalittico con utilizzo di ammoniaca - ha fatto sapere Rizzo -. È prevista l’installazione di un sistema di monitoraggio all’avanguardia attivo 24 ore su 24, sette giorni su sette".

Tutti gli interventi saranno attivati prima della ripartenza della produzione. In particolare, l'Appa ha attuato un piano di monitoraggio (cofinanziato dall'impresa) a 600 metri dalla bocca del camino per misurare le ricadute degli inquinanti. "Il monitoraggio è un primo passaggio che ci soddisfa", ha detto il sindaco di Madruzzo Michele Bortoli, la cui amministrazione aveva espresso parere negativo proprio per la mancanza di monitoraggio sul territorio. 

"Ci sarà trasparenza, come richiesto dai Comuni, con comunicazione dei dati sulla qualità dell’aria, sulle emissioni e sulla qualità dei fanghi utilizzati come combustibile", ha assicurato il dirigente generale dell'Appa Enrico Menapace. Che ha aggiunto: "Nessun documento fa pensare ad una conversione del cementificio delle Sarche in inceneritore per il trattamento dei rifiuti urbani".

Le preoccupazioni per il traffico

Il consigliere M5s Alex Marini ha chiesto se sia ipotizzabile nel lungo termine trasferire parzialmente il trasporto su rotaia. Ma, come spiegato da Rizzo, "i punti di utilizzo di questi materiali sono diffusi e distribuiti, quindi difficilmente trasferibili su ferrovia". 

Il direttore di Italcementi ha però rassicurato i consiglieri in merito alla riduzione del traffico di camion: il semilavorato verrà prodotto all’interno del cementificio e quindi il traffico per il trasporto del materiale da lavorazione sarà ridotto rispetto al passato. "Ad oggi - ha spiegato Rizzo - arrivano circa 200mila tonnellate all’anno corrispondenti al transito di 7mila mezzi l’anno cui si aggiungono circa 6mila mezzi per il combustibile. Con circa 175mila tonnellate di produzione l’anno e la riduzione del traffico per il trasporto del materiale da lavorazione, l’impatto del traffico diminuirà di oltre 6.300 mezzi".

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