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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Superare il Green Pass: quando e cosa può cambiare?

Il 31 marzo si avvicina, ci saranno novità anche su tamponi e isolamento dei positivi? Attesa per la road map di Draghi

Saranno quaranta giorni di discussioni sullo stato di emergenza e sul Green Pass. Passano i giorni e ci si avvicina al tanto atteso 31 marzo. Cosa accadrà fino al 31 marzo (e anche dopo)? Preme molto la discussione intorno alla certificazion. Come riporta Today, c'è una parte di maggioranza che punta a salutarlo da aprile. La Lega in commissione Affari sociali alla Camera ha tentato un  blitz, giocando di sponda con Fratelli d'Italia. Alla fine non succede nulla, perché solo Forza Italia in qualche modo si lascia tentare e si astiene sull'emendamento presentato dal partito di Matteo Salvini per chiedere l'abolizione del lasciapassare anti-Covid già il prossimo 31 marzo, allo scadere dello stato di emergenza. Prima del voto, aveva rilanciato: "Stop al Green Pass al 31 marzo? Lo spero. Mancano quaranta giorni. Se nei prossimi giorni la situazione migliora, si supera lo stato d'emergenza e dal nostro punto di vista si superano anche tante restrizioni. Riparliamone il 21 marzo, quando mancheranno pochi giorni". 

Più cauto il premier Mario Draghi che ha annunciato una "road map" per l’uscita graduale dalle restrizioni e lavora alle norme necessarie a garantire la tenuta del sistema anti-Covid senza prorogare lo stato d’emergenza. Palazzo Chigi di fronte a questo nuovo scricchiolio nella maggioranza derubrica l’accaduto a un incidente di poco conto anche perché l’emendamento non è passato. Resta il fatto però che la tensione si sta alzando ogni giorno di più ed è attesa questa scaletta di ritorno alla ritorno alla normalità che il Governo dovrebbe svelare molto presto. 

Pare che il superamento del Green Pass sarà graduale, allentando già ad aprile la stretta nei luoghi meno a rischio, come i ristoranti con tavoli all'aperto e per molte altre attività all'aperto per i quali è richiesto. A nessuno nel governo piace che Salvini si intesti il merito di un allentamento delle restrizioni che è comunque in agenda.  "In Italia c'è molta voglia di finirla con le misure e tanti messaggi di questi giorni vengono interpretati come un liberi tutti, mentre ogni giorno è ancora come se cadesse un aereo per i tanti morti che si registrano", dice alla Stampa Fabrizio Pregliasco, ricercatore di Virologia dell'Università Statale di Milano e direttore sanitario dell'Ospedale Galeazzi. Sul Green Pass "serve prudenza. Il Green Pass non deve durare per sempre, ma almeno fino a giugno sì. Poi si vedrà in base all'andamento epidemiologico". E' probabile che andrà proprio così.

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Dove servirà ancora il Green Pass ad aprile

Difficile pensare che dal 1º aprile in avanti servirà il certificato verde per tutte le attività per le quali è richiesto oggi. L'Italia sarebbe un unicum a livello europeo. E' più che probabile il ritorno al solo tampone per alcune attività per le quali ora vige l’obbligo della certificazione verde rafforzata. Ma anche la cancellazione di qualsiasi certificato per molte attività all'aperto, e per non frenare la ripartenza del turismo, consentendo a italiani e stranieri privi di Green Pass di programmare le vacanze anche a Pasqua, non solo in vista dell'estate. In qualche modo (impossibile sapere oggi i dettagli) bar e ristoranti, siti culturali e spettacoli, piscine e attività sportive all’aperto potrebbero tornare agibili anche ai non vaccinati già da aprile. Le opzioni non sono molte a conti fatti: o abolizione oppure "solo" Green Pass base, con tampone. Cinema, teatri, palestre, dovranno invece attendere, resteranno aperti solo a chi ha il Super Green Pass. Ipotesi, nessuna ufficialità. Ma il certificato verde ha i mesi contati. Forse le settimane. 

E' altamente probabile che non servirà più in primavera alcun certificato verde per shopping, banche e uffici postali. E forse anche per i clienti di parrucchieri, barbieri, estetisti e tutti i centri di servizi alla persona. Quasi sicuramente il Green pass, super o base, resterà invece fino all'estate nei trasporti, almeno quelli a lunga percorrenza (aerei, bus, traghetti). Se è sicuro che il Green Pass, anche per le pressioni in seno all'esecutivo, andrà incontro a modifiche, se saranno marginali o sostanziali resta da vedere. Nessuna fretta invece di superare le mascherine al chiuso. Che resteranno obbligatorie ancora a lungo. Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, va ribadendo che "negli ambienti chiusi l'uso delle mascherine è rilevantissimo". 

Tracciamento, tamponi e isolamento: le proposte

"Il Contact Tracing dev'essere semplificato e modulato in relazione alla diffusione della malattia e la sua implementazione deve essere automatizzata in tutto il Servizio Sanitario Nazionale, come già realizzato in alcune Regioni e Province autonome. Mantenere in efficienza la rete diagnostica di prossimità, in quanto la ricerca attiva dei casi, la diagnosi precoce ed i programmi continui di sequenziamento genomico sono di fondamentale importanza per la prevenzione della diffusione del contagio. Revisionare i criteri di modulazione della durata dell'isolamento e di fine isolamento in relazione allo stato immunitario del soggetto. Ripensare infine alla gestione delle scuole, tenendo ben presente che deve essere attuata ogni azione per evitare la didattica a distanza e che la scuola deve essere un ambiente sicuro con alte coperture vaccinali".

Sono queste, tenendo come "base" tutte le raccomandazioni che si conoscono da tempo (distanza interpersonale, igienizzazione delle mani, utilizzo di mascherina in luoghi affollati eccà), le nuove raccomandazioni elaborate in un Position Paper da un pool di esperti della Società Italiana d'Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI), elaborate "per migliorare l'efficacia, l'efficienza e l'equità delle azioni di contrasto della pandemia nell'attuale scenario epidemico".

In particolare, secondo gli igienisti, il Contact tracing, "ha la sua utilità massima in presenza di un numero di casi limitato (<15 casi/100.000 abitanti) e la sua rilevanza diminuisce al crescere del numero dei casi. Quando il contagio si diffonde con l'intensità e la velocità dell'attuale quadro epidemiologico, non ha più nessuna utilità ed è peraltro impossibile da attuare; dovrebbe comunque essere sempre assicurato almeno in determinati contesti ad alto rischio (ospedali, strutture per anziani, carceri, ecc.). Si propone quanto segue: Semplificare e modulare il tracciamento in relazione alla diffusione della malattia e automatizzarne l'implementazione in tutto il Servizio Sanitario Nazionale (come già realizzato in alcune regioni e province autonome) anche mediante procedure informatizzate di acquisizione degli esiti dei test diagnostici e di messaggistica verso i pazienti a supporto dei corretti protocolli di isolamento e guarigione (definizione delle positività, invio delle certificazioni, acquisizione di dati dai soggetti positivi, ecc)".

Quando e a chi fare i tamponi

Quanto alle strategie di testing, "è necessario mantenere in efficienza la rete diagnostica di prossimità per garantire agevole accesso al test quando appropriato: - Garantire l'effettuazione di un test il più presto possibile a tutti coloro che sviluppano sintomatologia suggestiva di Covid-19); nell'ambito della gestione dei contatti in auto sorveglianza modulare l'esecuzione del test in relazione allo stato immunitario del soggetto e alla presenza di patologie concomitanti; - Testare a seguito di esposizione a rischio i soggetti che hanno condizioni che predispongono a forme gravi di COVID-19 (diabete, obesità, broncopneumopatia cronica ostruttiva, mancanza di protezione immunitaria, ecc.); - Non testare soggetti asintomatici guariti da meno di 120 giorni; - Non testare soggetti asintomatici vaccinati con dose booster; - Non testare soggetti asintomatici vaccinati con ciclo primario concluso da meno di 120 giorni; - Sospendere lo screening periodico degli operatori sanitari fatti salvo i reparti ospedalieri a maggiore rischio (es. oncologia, neonatologia, rianimazione) e continuare invece a svolgere attività di screening sugli operatori finalizzate al contenimento dei cluster di comunità (es. residenze sanitarie assistenziali, strutture socioassistenziali, altre comunità che ospitano soggetti a rischio).Superare l'utilizzo del tampone preventivo (Green Pass)".

L'isolamento dei casi confermati "Rimane il caposaldo per la prevenzione della malattia. Si ritiene opportuno revisionare i criteri di modulazione della durata dell'isolamento e di fine isolamento in relazione allo stato immunitario del soggetto".

La fine dell' isolamento anche per i positivi anche in Italia come deciso in UK non sembra all'orizzonte. "Lì sono stati temerari sin da subito ma è un destino che anche noi dovremo percorrere, credo già a partire da giugno” dice a Rai Radio1 Fabrizio Pregliasco. Il clima che si respira sembra essere molto diverso da solo qualche mese fa. La pandemia è davvero completamente finita? “No - ha sottolineato a Rai Radio1 Pregliasco - dovremmo essere più attenti con la gradualità messa in atto sino ad oggi".

Il governo inglese guidato da Johnson revoca infatti l'obbligo di quarantena domiciliare imposto per legge a tutte le persone contagiate dal Sars-cov2. "Non dico che dobbiamo abbandonare la prudenza, ma adesso è il momento per tutti di riprendere fiducia" ha affermato Johnson. Aggiungendo poi che si tratta di un "piano a lungo termine per poter convivere con il virus".  L'abolizione della quarantena per i positivi potrebbe rappresentare la soluzione definitiva per arrivare a una nuova normalità post Covid-19? Forse in Inghilterra, ma in Italia sembra per ora prematuro pensare a un provvedimento del genere. Non è in agenda.

Fonte: Today

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