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Il 42,6 per cento delle madri tra i 25 e i 54 anni è senza lavoro

In Trentino le donne guadagnano in media il 31 per cento in meno degli uomini: 70,1 euro al giorno a fronte dei 101,6 euro degli uomini

Nel 2020 più di 30mila donne con figli hanno dato le dimissioni, spesso per motivi familiari o perché non supportate da servizi sul territorio, carenti e troppo costosi, come gli asili nido. Il 42,6 per cento delle mamme tra i 25 e i 54 anni è senza lavoro, con un divario rispetto ai loro compagni uomini di oltre 30 punti percentuali. Ma anche laddove il lavoro c'è, spesso con la gravidanza si trasforma in un contratto part-time (è così per il 39,2 per cento delle donne con due o più figli minori). Nel primo semestre 2021, poco più di un contratto a tempo indeterminato su 10 è stato a favore delle donne. Le conseguenze sono evidenti: i nuovi nati sono al di sotto della soglia dei 400mila, in diminuzione dell’1,3 per cento sul 2020 e di quasi il 31 per cento rispetto al 2008. 

I dati arrivano dal settimo rapporto sulla situazione maternità in Italia realizzato da Save the children e pubblicato in occasione della festa della mamma prevista per domenica 8 maggio: “Le equilibriste. La maternità in Italia nel 2022”. Un rapporto dedicato alle donne, madri e lavoratrici, costantemente in cerca di un equilibrio per conciliare la vita professionale e le esigenze di cura dei figli.

Quattro testimonianze raccolte da Save the children

Il problema del gender pay gap

Tra i problemi principali c'è il cosiddetto "gender pay gap", ovvero la differenza di salario tra donne e uomini a parità di mansione lavorativa e competenze. La forbice è così larga che ormai si parla di "motherhood penalty" o di "child penalty gap": la penalità della maternità. 

Tra i genitori con un figlio minorenne, l'88,6 per cento dei padri lavora, a fronte del 61 per cento delle madri. Il divario aumenta quando entrambi i generi hanno due o più figli minorenni, con un totale di donne occupate del 54,5 per cento a fronte dell’89,1 per cento degli uomini. 

Sebbene il Trentino Alto Adige sia al primo posto nell'"indice delle madri" elaborato dall'Istat per analizzare come le regioni sostengano la maternità in Italia (dalla cura al lavoro, fino ai servizi), il gender pay gap si fa sentire anche da noi. L'istituto di statistica della provincia (Ispat) ha aggiornato proprio in questi giorni l’indicatore che riassume le differenze retributive di genere: le donne guadagnano in media il 31 per cento in meno, ovvero 70,1 euro al giorno a fronte dei 101,6 euro degli uomini.

In Trentino il differenziale retributivo di genere aumenta con l’età: la retribuzione media giornaliera per le donne passa da 57,9 euro nella fascia fino ai 19 anni al picco massimo di 101,3 euro nella classe 50-54 anni, per poi ridursi fino a 90,9 euro della classe 65 anni e oltre. Per gli uomini la retribuzione nella classe fino a 19 anni è pari a 61,8 euro, cresce nelle classi quinquennali fino a raggiungere il suo massimo (140,9 euro) nella classe 60-64 anni per poi ridursi a 108,2 euro nella classe 65 anni e oltre. 

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