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Festival dell'Economia, dati personali e web: abbiamo bisogno di regole per garantire la tutela della privacy

La necessità delle regole per garantire la tutela della privacy in una fase in cui si vive una spinta fortissima alla digitalizzazione è stata al centro della lezione di Tirole. Il premio Nobel ha messo in evidenza come durante la pandemia si è riflettuto molto su temi come i social network, l’intelligenza artificiale, la loro presenza nella vita di ciascuno e il ruolo delle autorità pubbliche in tali ambiti

Web e dati personali, un tema attuale in una società che vive di social e che discute a colpi di post. Anche la questione dei dati sul web è stata affrontata durante il Festival dell'Economia. Durante l'evento conclusivo del festival, “Privacy nell’età del digitale”, il premio Nobel Jean Tirole ha spiegato che «in Cina è in atto un sistema di social scoring, di valutazioni sociali, che aggregando dati che sono disponibili sulle piattaforme digitali, viene usato dal regime cinese per mettere propri cittadini in liste nere. Occorre fare attenzione affinché tale strumento non venga esportato in altri Paesi». Tirole, di fronte a evoluzioni preoccupanti della tecnologia come quella delle valutazioni sociali «non possiamo rinunciare al nostro futuro digitale, ma dobbiamo affrontare le sfide che ci sono per creare un sistema di norme intelligenti che protegga la privacy».

Nella sua introduzione alla lezione di Tirole, il direttore scientifico, Tito Boeri, ha messo in luce come durante il Festival «si sono alternate tre visioni dello Stato: regolatore, facilitatore o allenatore, e imprenditore - ha spiegato Boeri –. Si è detto che i ruoli di facilitatore e imprenditore rappresentano una funzione limitata a circostanze particolari, mentre tutti ci siamo trovati d’accordo sul fatto che lo Stato debba intervenire come regolatore».

E la necessità delle regole per garantire la tutela della privacy in una fase in cui si vive una spinta fortissima alla digitalizzazione è stata al centro della lezione di Tirole. Il premio Nobel ha messo in evidenza come durante la pandemia si è riflettuto molto su temi come i social network, l’intelligenza artificiale, la loro presenza nella vita di ciascuno e il ruolo delle autorità pubbliche in tali ambiti. «Per anni e anni abbiamo avuto una condizione di laissez faire, ora c’è un maggior intento regolatorio da parte dello Stato» ha premesso Tirole. Che ha indicato le preoccupazioni legate alla gestione delle informazioni da parte delle piattaforme digitali. A partire da quella sul «diritto di sapere quello che viene fatto con i nostri dati» ha sottolineato. Sulla tutela della privacy, ha poi spiegato che «c’è il fallimento del mercato della privacy, perché c’è chi al di fuori di me dà miei dati sulle piattaforme, e perché si dà un consenso senza sapere ciò che si accetta». E il nuovo regolamento generale per la protezione dei dati (il Gdpr) varato dall’Europa non basterebbe: «il Gdpr non risolve le questioni precedenti, abbiamo bisogno di qualcosa di più».

Infine, Tirole ha toccato il tema dei cosiddetti «social scoring» ovvero delle valutazioni sociali. «Le valutazioni sociali sono usate in Cina, ma se non stiamo attenti questo sistema sarà esportato in altri Paesi. Il sistema di valutazione sociale della Cina si basa su dati aggregati sulla base di una varietà di criteri, come la storia creditizia di una persona, il pagamento o meno delle tasse, le fake news, ma qui occorre stare attenti a come le definiamo. Ma valuta anche chi sono i miei amici, le mie opinioni politiche e così via. In Cina si usa questa cosa per lo stigma pubblico, si viene messi in liste nere. Oltre a questa sorta di gogna moderna, ci sono limitazioni occupazionali, non si ottiene un visto per l’estero e nemmeno l’accesso alle scuole e alle università migliori» ha concluso Tirole.

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