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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Operatori non vaccinati nelle case di riposo, la Fenalt proclama lo stato di agitazione

Il sindacato aveva già denunciato la carenza di personale in alcune strutture: "Ora non accetteremo l'aumento dei carico di lavoro"

Alla fine, la Fenalt ha proclamato lo stato di agitazione. Il sindacato aveva precedentemente denunciato la situazione critica in alcune case di riposo del Trentino: secondo il sindacato del pubblico impiego Fenalt infatti, il 12% del personale non è ancora vaccinato, e questo avrà un impatto devastante sui servizi offerti, oltre che sulla turnazione degli operatori. Nello specifico - sostiene la Fenalt - 5 case di riposo non potranno nemmeno fare una rotazione di turni, 7 case di riposo andranno sotto i parametri minimi assistenziali, nelle altre i disagi non mancheranno anche se si faranno sentire in forma minore.

Oggi poi sono state inviate ai datori di lavoro, nel caso di Oss non vaccinati, e anche agli Ordini professionali, in caso di medici e infermieri, le lettere dell'Azienda sanitaria di Trento: secondo le ultime stime, si tratterebbe di circa 690 persone a rischio sospensione, tra tutto il personale che fa capo all'Apss. In settimana è previsto un incontro tra l'assessore alla salute Stefania Segnana, insieme ai rappresentanti di Upipa e Spes, le società che gestiscono le case di riposo.

“La Fenalt, sindacato di maggioranza nelle Apsp, intende pubblicamente precisare - afferma il vice segretario Roberto Moser - che non accetterà un aumento dei carichi di lavoro, né aumenti di orari di lavoro, tantomeno revoca di ferie o riposi. Il personale è reduce da un periodo di attività massacrante sia fisicamente che psicologicamente: le soluzioni auspicabili che usciranno dall’incontro devono essere altre, senza toccare minimamente la turnistica degli operatori che rimarranno in servizio. Su questi punti FeNALT non transige".

"Per noi - continua Moser - le soluzioni possono essere ben altre: evitando di far firmare il consenso informato per un vaccino obbligatorio, predisponendo nuclei di infermieri liberi professionisti che possano coprire le esigenze del servizio laddove se ne presenta l’occorrenza. Non si può immaginare che si pensi di risolvere un problema di questa entità chiedendo deroghe sulla turnistica e sull’orario di lavoro. La soluzione va individuata senza procurare ulteriore stress agli operatori e garantendo condizioni di lavoro sicure”.

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