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Federico conquista il Monte Bianco a 12 anni con Matteo, guida trentina

I due sono partiti dal rifugio Gonnella verso la mezzanotte e hanno raggiunto la vetta del Monte Bianco dopo otto ore di camminata

Un’altra impresa è stata portata a termine dal baby alpinista Federico Tomasi al fianco dal maestro di sci ed esperta guida alpina trentina, Matteo Faletti. I due, sabato 25 giugno, hanno raggiunto la vetta di 4810 metri del Monte Bianco. Mesi prima, sempre insieme, avevano scalato il Monviso e il Cervino. Il giovanissimo appassionato ha toccato il tetto d’Europa e i prossimi obiettivi sono le Tre Cime di Lavaredo, che proverà ad affrontare con Matteo e i genitori ad agosto di quest’anno, per poi puntare nel 2023 al Gran Paradiso e al Monte Rosa.

Federico non nasce da una famiglia di alpinisti, la passione che gli scorre nelle vene è nata trascorrendo il suo tempo libero nella casa in montagna con i genitori. “Noi siamo della città, siamo di Beinasco, non siamo esperti - racconta il papà Fabio Tomasi -. In montagna abbiamo sempre fatto escursioni tradizionali, nulla di eccezionale, Federico fin da quando aveva 8 anni aveva dimostrato di essere portato per questo tipo di attività. Durante un’escursione aveva detto che avrebbe voluto scalare il Monviso e il Cervino. Io mi misi a ridere e gli dissi che noi non siamo né alpinisti né scalatori e che non era una cosa assolutamente alla mia portata”.

Papà Fabio, però, non voleva distruggere il sogno di suo figlio e ha chiamato diverse realtà di guide di montagna per capire se ci fosse qualcuno disponibile ad aiutare Federico a realizzarlo. “I bambini dicono tante cose, ma Federico è un bambino molto determinato - racconta il papà -. Così mi sono informato. Abbiamo conosciuto Matteo per caso e lo ha accompagnato, si è preso cura di lui anche con fare paterno”. Insieme i due hanno iniziato a camminare e conquistare vette.

L’esperienza del Monte Bianco

Federico e Matteo sono partiti dal rifugio Gonnella verso la mezzanotte e hanno raggiunto la vetta del Monte Bianco dopo otto ore di camminata. “Sono emozionato e commosso - ha scritto il papà sui social -. Lo ha fatto dalla via italiana, la più lunga e faticosa delle tre che portano in cima”. E Federico insieme a Matteo ce l’ha fatta anche questa volta, nonostante i piedi freddi e tutte le difficoltà del caso.

“Tutte le cose si sono posizionate nel posto giusto e nel momento giusto, è andato tutto bene - ha spiegato la guida alpina, Matteo -. Dal tempo perfetto, ai crepacci che erano ‘perfetti’, eravamo in compagnia di un’altra guida che stava salendo con dei clienti, una persona con la quale a volte ci facciamo da angeli custodi a vicenda. Si sono sommate delle situazioni positive”.

La montagna, come tutta la natura, è imprevedibile. Il giorno successivo, infatti, a causa delle condizioni meteorologiche, in pochi sono riusciti a tentare la vetta. A natura clemente, bisogna però aggiungere sempre una certa predisposizione, la preparazione e la giusta attrezzatura.

“Federico ha caparbietà e testa, pari a pochissimi adulti, dal mio punto di vista - ha continuato Matteo -. La prima volta sono partito con lui dal Cervino a scatola chiusa, non lo conoscevo. Il papà mi aveva raccontato un po’ delle attività che faceva Federico, di come si era preparato.  Ho accettato, dicendo che avrei lasciato tutte le porte aperte ma che avrei valutato se proseguire durante il tragitto”.

E così ha fatto Matteo, accogliendo il giovane Federico e accompagnandolo in queste esperienze fatte di soddisfazioni ed emozioni, ma anche di stanchezza e di piedi freddi da scaldare e massaggiare.

L’impresa non è per tutti, sicuramente è straordinaria per un ragazzo così giovane. Oltre alla fatica, ci sono tante altre situazioni che mettono alla prova i neofiti: si dorme in un bivacco con sconosciuti, si mangia a orari completamente diversi rispetto alla propria routine. Quello che ha funzionato, tra Federico e Matteo, è stata anche quella scintilla, quella fiducia spontanea che fa nascere un’amicizia, la capacità di uno di ascoltare e dell’altro di comunicare, anche se disagio, puntando alla vetta ma sempre in sicurezza.

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