Dalla guerra al Trentino: la testimonianza
Una piccola valigia, uno zainetto con il minimo indispensabile per sopravvivere, capire come uscire dal Paese e iniziare un viaggio della speranza
Lasciare tutto nella propria terra, fuggire dalle proprie certezze, minati alla base dalla guerra. E' una scelta difficilissima che in molti si sono trovati a dover fare, o che stanno facendo, dal 24 febbraio, in Ucraina. Già nelle ore successive allo scoppio della guerra sono state tante le iniziative solidali di raccolta di beni di prima necessità, di donazioni di denaro.
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Dopo pochi giorni i primi rifugiati sono arrivati in Italia, 250 sono passati da Cinformi e 70 cittadini ucraini in fuga dalla guerra attualmente presenti nelle strutture del sistema trentino di accoglienza. A raccontare quei drammatici e dolorosi momenti, è stata una donna ucraina, ai microfoni dell'ufficio stampa della Pat.
"Un simbolo della forza delle donne, fulcro della famiglia e delle comunità. Donne che stanno lasciando in Ucraina mariti e compagni per cercare di garantire un futuro migliore ai loro figli" ha ricordato l'assessore Stefania Segnana durante la conferenza stampa di lancio delle iniziative per l'8 marzo. Un pensiero di pace è stato espresso anche dall'assessore Mirko Bisesti.
Una piccola valigia, uno zainetto con il minimo indispensabile per sopravvivere, capire come uscire dal Paese e iniziare un viaggio della speranza. Camminare per quaranta minuti verso la stazione e poter scappare, avere la fortuna di poter viaggiare gratuitamente con solo uno zaino e lasciarsi alle spalle tutta la propria vita passata, ma con la speranza di un futuro migliore.