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Cultura e storia / Nago-Torbole

Doss Penede, il tesoro archeologico dell’Alto Garda continua a stupire

L’area cresce sempre più grazie alla collaborazione tra Università, Soprintendenza e comune di Nago Torbole

Il sito di Doss Penede, a pochi passi da Nago Torbole, continua a stupire e a far affiorare tesori che raccontano di civiltà antiche, di quando l’uomo viveva queste terre a cavallo tra l’Età del Bronzo e l’epoca romana.

Ed è per questo che l’Università di Trento, la Soprintendenza per i beni culturali e il comune di Nago Torbole hanno deciso di mettersi in gioco assieme per un progetto di ricerca in grado di dare prospettiva e profondità, in ambito archeologico, a questo territorio, come spiega il professor Emanuele Vaccaro, docente di archeologia classica al dipartimento di Lettere e Filosofia all’Università di Trento: “Doss Penede conosce tre grandi periodi di occupazione. La prima, la più antica, risale all’età del Bronzo recente, tra la metà del XIV secolo a.C. e il secolo successivo. Il sito si caratterizza poi per un’espansione significativa nella seconda età del Ferro, quando il territorio alto gardesano era abitato dalle popolazioni retiche. L’ultima grande occupazione si colloca tra la romanizzazione e la tarda età imperiale, all’incirca tra la metà del I secolo a.C. e gli inizi del IV secolo d.C. È un sito molto esteso, più di tre ettari, capillarmente occupati, come sembrano dimostrare i risultati della campagna 2022. Quello che abbiamo scoperto finora ci permette di ipotizzare che l’insediamento non sia nato come iniziativa spontanea di una comunità locale, ma piuttosto come progetto organico, frutto di un’iniziativa pubblica, probabilmente legata alla città di Brixia (ovvero, l’antica Brescia, ndr)”,

Momenti di scavo a Doss Penede (Foto Federico Nardelli)-2

Ogni anno, in questa porzione di Trentino arrivano studenti e ricercatori, anche dalle università limitrofe, come Ferrara, Modena, Reggio Emilia e Verona oltre, ovviamente, agli universitari trentini.

Motivo d’orgoglio per il territorio che ospita il sito, come si evince dalle parole di Gianni Morandi, sindaco di Nago Torbole: “Ci siamo sempre concentrati su questo dosso in termini paesaggistici. Poi, è diventato sempre più una zona di indagine storica e archeologica. Prima, grazie al castello e ora grazie agli importanti ritrovamenti delle quattro campagne di scavo. Il nostro obiettivo è coordinare gli interventi tenendo conto di tutto quello che si trova sul dosso, dal forte austriaco al castello medievale, fino agli scavi, per poi restituire questo luogo alla comunità e ai tanti turisti che ogni anno raggiungono l’Alto Garda”.

Reperti affiorati dalla terra (Foto Federico Nardelli)-2

E il domani sembra strizzare l’occhio a Doss Penede, soprattutto perché, come spiega l’archeologa dell’ufficio Beni culturali della Soprintendenza Cristina Bassi: “Le prospettive di ricerca sono davvero importanti, soprattutto considerando che fino ad ora è stata indagata una minima parte dell’area”.

In altre parole, c’è parecchio futuro nel passato celato a Doss Penede.

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