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“Dopo la rimozione di Maccani, in Provincia abbiamo tutti paura”

Forze dell’ordine, categorie economiche, funzionari pubblici, imprenditori: tutti difendono il dirigente cacciato per aver criticato la sicurezza del concerto di Vasco. Ma in pochi ci mettono la faccia per paura di ritorsioni

La maggior parte chiede di rimanere anonima. Molti non parlano proprio. Qualcuno ha trovato il coraggio di metterci la faccia. Tutti hanno paura. Dopo la rimozione di Marzio Maccani, l’ormai ex dirigente del servizio di Polizia amministrativa che aveva contestato la mancanza di adeguate vie di fuga al concerto di Vasco Rossi, dentro e fuori i palazzi della Provincia si respira un clima di timore.

La delibera 976, datata 31 maggio e proposta da Maurizio Fugatti, con cui la Giunta provinciale ha deciso di togliergli l’incarico ricoperto dal 2009 è stata secretata. “Il provvedimento - ci spiega Maccani - si basa sulla asserita grave e plurima violazione da parte mia degli obblighi previsti dal codice di comportamento in relazione alla gestione della pratica Vasco e alle due istanze di accesso presentate dal consigliere Luca Zeni”.

Tra gli ex dipendenti di Maccani, solo una ha deciso di parlare

Per capire in cosa possa consistere questa violazione - considerato che nelle valutazioni come dirigente Maccani ha sempre avuto il massimo (94/100 nel 2019 e 100/100 nel 2020), non potendo visionare il provvedimento e preso atto che il presidente Fugatti “preferisce non commentare” -, abbiamo contattato innanzitutto i dipendenti del servizio di Polizia amministrativa. In otto lo scorso 7 giugno hanno inviato una lettera ai vertici provinciali dichiarandosi “smarriti, delusi e angosciati” e sostenendo che “questa decisione procurerà alla nostra struttura grandi difficoltà”.

Lettera dipendenti Servizio 7 giugno 2022-2

La lettera di otto dipendenti del servizio di Polizia amministrativa in difesa di Maccani

Solo una di loro ha accettato di parlare con noi: “Forse perché sono l’ultima della catena”, afferma tra un sorriso e un sospiro Anna Lutterotti. Da quando Maccani è stato spostato (senza che qualcuno si preoccupasse né di informare lei e i suoi colleghi, né del passaggio di consegne), “la notte non riesco a dormire: questa è un’ingiustizia con la ‘I’ maiuscola”. È stata proprio in una di queste notti insonni che Lutterotti ha scritto un’altra lettera - che ha deciso di affidare a TrentoToday - per esprimere pubblicamente ciò che pensa e per difendere il suo superiore. Oltre a lei l’hanno firmata altre tre colleghe (che hanno chiesto di rimanere anonime) mentre gli altri (che comunque hanno firmato l’altra lettera) hanno ritenuto che i toni fossero “troppo forti”.

Lettera Anna Lutterotti e colleghe-2

La lettera di sostegno a Maccani da parte delle sue ex colleghe del servizio di Polizia amministrativa

Per capire il clima che oggi si respira negli uffici di Polizia amministrativa, basti pensare che la prima lettera non è stata firmata nemmeno da Salvatore Rizzo, storico collaboratore di Maccani, ma soprattutto colui che lo scorso 27 ottobre ha presieduto la Commissione di vigilanza che per la prima volta ha messo nero su bianco i problemi dell’area San Vincenzo di Mattarello. Non solo: lo scorso 10 gennaio Rizzo scriveva al suo dirigente generale (Sergio Bettotti) “ritengo non ammissibili e gravi le pressioni e le accuse rivolte al dott. Maccani e ad altri membri della Commissione”. Alla nostra richiesta di intervista, però, Rizzo non ha mai risposto.

Dai “piccoli funzionari” al comandante della polizia

Abbiamo così deciso di provare al di fuori della Polizia amministrativa, interpellando coloro che a vario titolo in questi anni hanno lavorato con Maccani: forze dell’ordine, esponenti di categorie economiche, funzionari pubblici, imprenditori privati, organizzatori di eventi e concerti. In 11 hanno accettato di parlare con noi, la maggior parte dietro garanzia di anonimato. Tutti sono concordi nel riconoscere a Maccani professionalità, competenza, rettitudine, disponibilità. “In occasione del concerto ha solo fatto il suo lavoro - commenta qualcuno -, ma questa volta è andato contro un evento che andava fatto a tutti i costi”.

“Maccani non permetteva che perdessimo tempo, dovevamo lavorare in maniera efficiente, al servizio della gente: era ciò per cui eravamo pagati, ma in Provincia non è scontato - racconta Loretta Zanella, una ex collega ora in pensione -. Ci ha sempre difesi e questo è fondamentale perché un piccolo funzionario, se non ha alle spalle un buon caposervizio, non può fare molto contro le indebite richieste della politica. Purtroppo, la Provincia di Trento da anni è fatta di ruffiani che piegano la testa, a servizio del re di turno, asserviti al potere”.

“Il periodo in cui Maccani è stato il mio dirigente (al servizio Commercio, prima di passare alla Polizia amministrativa, ndr) è stato il migliore di tutti gli anni passati in Provincia - ci racconta la funzionaria Luisa Moser -. Con lui non mi sono mai sentita abbandonata, cosa che non posso dire oggi. Ci fossero più persone come lui, l’amministrazione pubblica trentina sarebbe migliore”. Quando le facciamo notare che oltre a Lutterotti lei è l’unica funzionaria ancora in servizio che ha deciso di esporsi, Moser ci confida: “Anche io ho avuto timore in passato e capisco quelli che hanno una famiglia e temono per il proprio lavoro: se questo è quello che è successo a Maccani che è un dirigente, figuriamoci ai più piccoli”.

Per gli esponenti delle forze dell’ordine con cui abbiamo parlato, Maccani era “un funzionario di riferimento, sempre disponibile nel fornire consigli e supporto”. “Ricordo le riunioni per il Giro d’Italia e i tavoli istituzionali con la questura e il commissariato del governo - racconta il comandante della polizia locale Alta val di Non Diego Marinolli -: Maccani era apprezzato da tutti perché pretendeva la massima attenzione in tema di sicurezza, ma si prodigava per trovare le soluzioni e realizzare gli eventi”.

“Non è vero che al concerto di Vasco è andato tutto bene, è successo quello che Maccani aveva previsto: una calca impressionante, gente che sveniva, persone che attraversavano la ferrovia”, accusa Savio Raffaello Gonzo, ex comandante dei vigili urbani di Pergine ora in pensione, che ha avuto a che fare con Maccani “sin da quando ero un funzionario a Trento e lui ci teneva i corsi di polizia amministrativa”. Gonzo non usa mezzi termini: “Si fosse trattato di un privato o di una piccola festa di paese, non sarebbe mai stato autorizzato: è un abuso d’ufficio enorme”. “Dagli alberghi alle discoteche, nella mia decennale esperienza nel turismo (e di conseguenza con la Polizia amministrativa) - conferma Raffaele Murari -, se c’erano soluzioni si trovavano, altrimenti si ridimensionava il progetto”.

La storia si ripete, “a pagare siamo tutti noi”

A questo punto ci rimane solo la seconda motivazione del provvedimento: la gestione delle due istanze di accesso presentate dal consigliere provinciale del Pd Luca Zeni. Una motivazione quantomeno curiosa se si considera che quando Zeni ha chiesto di poter visionare tutti gli atti prodotti dal servizio Polizia amministrativa per la pratica Vasco, il dirigente generale della Provincia Paolo Nicoletti ha prima chiesto a Maccani di limitare l’accesso a un solo documento (il verbale della Commissione vigilanza del 27 ottobre) e poi, di fronte al suo “no”, gli ha intimato per mail alle 00.08 del 30 dicembre di “evitare di fare il bravo scolaretto” e il “buon paladino della buona amministrazione”.

Non solo: dopo che Zeni ha reso note le pressioni, il 10 febbraio è intervenuto il dirigente responsabile della Trasparenza Luca Comper stabilendo che d’ora in poi le risposte alle istanze di accesso dei consiglieri provinciali dovranno essere fornite previo “visto preventivo” del dirigente generale del dipartimento di appartenenza, il quale avrà cura di informare l’assessore di riferimento.

Attenzione, però, a credere che quanto successo sia un unicum dell’attuale Giunta a guida leghista: Maccani era già stato rimosso 13 anni fa, nel 2009, dal ruolo di dirigente del servizio Commercio e cooperazione, quando alla guida della Provincia c’era il presidente di centrosinistra Lorenzo Dellai. Eppure anche in quel caso era considerato “un professionista integerrimo, con il massimo rispetto delle istituzioni e del suo ruolo, che non accettava di farsi condizionare”. A confermarcelo è Daniele Malacarne, che di lì a poco sarebbe diventato il segretario particolare del presidente Dellai.

Anche in quel caso le denunce di Maccani non erano piaciute ma, essendo una vicenda di centrosinistra, a interessarsene era stato il consigliere provinciale del Popolo della libertà (oggi Forza Italia) Giorgio Leonardi. Gli era stato permesso di visionare i documenti, ma non di averne copia: 143 allegati da ricordare a memoria o da trascrivere a mano. Oggi sono i consiglieri di minoranza del Pd, per il tramite di Luca Zeni, a parlare di “comportamento indegno da parte del presidente Fugatti che si permette di nascondersi dietro a un no comment e di rimuovere un dirigente con un atto secretato”.

Le maggioranze cambiano, i politici passano, ciò che resta è un sistema basato sulle pressioni, la paura e le ritorsioni. Un sistema in cui non contano più, per dirla con le parole di Anna Lutterotti, “l’impegno e l’onestà”. Un sistema in cui a perdere è chi ha deciso di non piegarsi per difendere il diritto delle cittadine e dei cittadini a essere trattati allo stesso modo e dove, proprio per questo, alla fine “a perdere siamo tutti noi”.

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