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Economia

L’aumento dei prezzi e i rischi per le stalle, Coldiretti Trentino: “Bisogna fare presto”

Il presidente Barbacovi propone anche accordi di filiera tra imprese agricole e industria

L’aumento del prezzo dei cereali nel mese di ottobre preoccupa non poco la Coldiretti del Trentino: +11% rispetto al 2021, +3% sullo scorso settembre, il tutto a causa delle incertezze dell’accordo sul grano del Mar Nero tra Russia e Ucraina.

Aumenti che si ripercuotono anche su altri prodotti, basti pensare alla carne da allevamento (+5,7%) e ai prodotti lattiero caseari (+15,3%) che utilizzano cereali per l’alimentazione degli animali. Se gli effetti si vedono in tutta la nazione, il Trentino non ne è esente: secondo Coldiretti gli effetti potrebbero riproporsi soprattutto sulle produzioni casearie e sui Dop.

“Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. La chiusura di un’azienda zootecnica significa anche che non riaprirà mai più, con la perdita degli animali e del loro patrimonio genetico custodito e valorizzato da generazioni di allevatori. Per questo è necessario intervenire subito per contenere il caro energia e i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro, anche con accordi di filiera tra imprese agricole e industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione” ha spiegato il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi.

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