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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Coronavirus e stima dei dati: la discussione è ancora aperta

Il microbiologo Andrea Crisanti confronta la situazione italiana con quella dell'Inghilterra: «Noi abbiamo la metà dei casi con molti meno tamponi. Il nostro non è un dato reale, soprattutto se confrontato con quello dei decessi»

Una discussione che non accenna a spegnersi, sul tema pandemia, riguarda i numeri sui contagi da Covid-19 in Italia. La domanda che molti pongono è sempre la stessa: «sono corretti?». La discussione era partita già nei primi mesi della pandemia, i dati sono in discussione da sempre, soprattutto per la difficoltà di individuare i pazienti asintomatici e la difficoltà nel conteggiare i malati che restano a casa. Il dibattito torna d'attualità proprio quando la curva epidemiologica sembra in fase discendente e l'Italia si prepara alla ripartenza. 

Crisanti: "In Italia dati sui contagi sottostimati"

Tra i tanti esperti che hanno preso parola nell'ultimo anno, c'è Andrea Crisanti, microbiologo dell'Università di Padova. Fortemente criticato da molti per le sue visioni molto prudenziali, Crisanti ospite della trasmissione Buongiorno su SkyTg24, riporta i dubbi sui numeri dei contagi, confrontando la situazione italiana con quella della Gran Bretagna: «L'Inghilterra fa 1.000.000 di tamponi al giorno ed ha circa 5-6 mila casi, in leggero aumento, mentre noi ne abbiamo la metà e facciamo molti meno tamponi. Sicuramente il nostro non è un dato reale, soprattutto confrontato con il numero dei decessi. Loro ne hanno 4,5 al giorno e noi solo da pochi giorni siamo scesi sotto i 100».

«C'è sicuramente ancora una sottostima della trasmissione virale in Italia, questo non toglie che sia in diminuzione» ha aggiunto Crisanti. «La situazione è decisamente migliorata ma a mio avviso non riflette la situazione attuale in maniera corretta. Dal 26 aprile ad oggi ci sono stati 7mila decessi che non si giustificano con il numero di casi registrati, in questi mesi avremmo dovuto avere 100mila contagiati che non abbiamo».

La variante

L'intervento del microbiologo si è poi spostata sugli altri ceppi del coronavirus: «La variante indiana» di Sars-CoV-2 «ha una maggiore trasmissibilità di quella inglese. E ogni variante con maggiore trasmissibilità aumenta la percentuale di vaccinati necessaria per raggiungere l'immunità di gregge. Ma ci sono ancora pochi dati su una sua maggiore aggressività. La notizia buona è che gli anticorpi che sono stimolati dai vaccini attuali sono sufficienti per neutralizzarla, mentre quella brasiliana e quella sudafricana sono neutralizzate meno, però è anche vero che chi si infetta non sviluppa una malattia gravissima». 

Crisanti ha poi sottolineato la correlazione tra persone vaccinate, guarite e diffusione del contagio: «Il virus non è scomparso. Quello che sta succedendo è che c'è un elevato numero di vaccinati, circa 25 milioni, e probabilmente 14 milioni di guariti e questo fa una massa notevole che blocca la diffusione del virus. Determinati comportamenti in questa situazione sono più sicuri di 2 o 3 mesi fa».

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