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Il sindacato pensionati: "Assistenza domiciliare a rischio, servono i covid-hotel"

La consegna pasti ed il sistema di assistenza domiciliare sono a rischio: la denuncia dei sindacati

Consegna pasti ed assistenza domiciliare a rischio. I servizi socio-sanitari sul territorio rivolti agli anziani sono in crisi proprio quando dovrebbero essere potenziati, poichè fondamentali anche per fronteggiare il contagio. Questa la denuncia delle categorie dei pensionati dei tre maggiori sindacati trentini, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilpensionati. 

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La situazione che si è venuta a creare con la seconda ondata di covid è causata da risorse insufficienti, in particolare quelle destinate a Comuni e Comunità di Valle che gestiscono questi servizi, ed in parte anche dalla diffusione del contagio tra gli operatori sanitari: sarebbero 160, secondo la Cgil, quelli positivi di cui Apss dovrà fare a meno. 

“Riceviamo sempre più segnalazioni di persone avanti con gli anni che si vedono ridotta l’assistenza domiciliare, quindi i servizi di fornitura pasto ma anche quelli legati all’igiene personale – scrivono, in una nota congiunta, i segretari Ruggero Purin, Tamara Lambiase e Claudio Luchini -. Le unità di continuità assistenziale, le USCA, che renderebbero concreto il presidio medico di prevenzione a domicilio sono insufficienti per numero di organici e anche i servizi socio-assistenziali resi dalle cooperative sociali sono in grande affanno perché devono gestire l’erogazione del servizio con i limiti imposti dalla sempre maggiore diffusione dei contagi".

Di fronte a questo scenario i sindacati dei pensionati chiedono, come soluzione parziale ma veloce ad un problema ben più complesso, di dare finalmente concretezza all'ipotesi di creare covid-hotel sul territorio provinciale. Un'idea sperimentata, ma in maniera sporadica, durante la prima ondata e sparita dall'agenda politica: ad oggi in Tretino non ci sono più alberghi dedicati ai pazienti covid, ma due strutture pubbliche dedicate, una a San Cristoforo di Pergine e l'altra alle Viote. Strutture di emergenza che nulla hanno a che vedere con gli alberghi veri e propri, con i quali la Provincia aveva stipulato convenzioni nella primavera 2020. 

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