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Dpcm, la possibile modifica: zone rosse e arancioni per evitare il lockdown

L'idea del lockdown si allontana, ma rimane l'ipotesi di agire direttamente sulle regioni. Si pensa a un passaggio automatico in zona rossa per le regioni in cui la soglia dei 250 casi a settimana per 100mila abitanti

Cambio di strategia da Roma per la contrastare il contagio da coronavirus? Pare proprio di sì, ma l'ufficialità non arriverà prima di venerdì 12 marzo. Erano diverse le ipotesi al vaglio, cinque per l'esattezza, che vedevano un inasprimento delle direttive più o meno in tutto il Paese. Nuove indiscrezioni, però, allontanerebbero l'ipotesi iniziale di una "super zona rossa", di un nuovo lockdown nazionale, perché pare che si stia valutando di agire direttamente sulle regioni, con chiusure mirate. 

Qualche notizia in più dal Cts (Comitato tecnico scientifico) è arrivata, ma Palazzo Chigi non si esprime al momento, si attende di vedere come evolve il contagio su tutti i territori. Quello che sembra apparire sempre più cristallino è che il provvedimento fresco appena entrato in vigore, il primo Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) di Mario Draghi, possa subire delle modifiche a una settimana dalla sua firma. Sulle nuove ipotesi circa le nuove restrizioni circolate ultimamente, pare che ne rimangano ancora in piedi due e che vedono una zona rossa nazionale nei fine settimana e arancione negli altri giorni; oppure il passaggio automatico in zona rossa per le regioni in cui la soglia dei 250 casi a settimana per 100mila abitanti venga superata.

Il via libera per modificare i parametri in esame per le classificazioni sarebbe arrivato nella mattinata di martedì 9 marzo. In molti avevano infatti sostenuto in passato che l’indice Rt è certamente un parametro preciso, ma anacronistico rispetto al momento in cui vengono prese le decisioni e classificare le zone rosse, arancioni, gialle e bianche. Soprattutto in un momento in cui nel quadro si inseriscono anche le di varianti del Sars-Cov-2. L'introduzione del criterio di 250 casi ogni 100mila abitanti era già stata proposta alle regioni a gennaio, ma in quel caso venne rifiutata dai governatori, ma la situazione attuale non lascia molto tempo alle discussioni. Se la modifica dovesse passare, molte regioni finirebbero automaticamente in rosso. 

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