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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Covid, Gimbe: "Rallenta crescita contagi, ma più ricoveri"

Il monitoraggio della Fondazione Gimbe di inizio agosto segnala un rallentamento dell’incremento dei nuovi casi, ma l'aumentano ricoveri e terapie intensive

È arrivato il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe della settimana trai il 28 luglio 2021 e il 3 agosto 2021. Rispetto alla settimana precedente è  stato registrato "un incremento di nuovi casi e una sostanziale stabilità dei decessi. In aumento anche i casi attualmente positivi, le persone in isolamento domiciliare (91.762 vs 68.510), i ricoveri con sintomi e le terapie intensive".

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

Decessi: 120 (+8,1%)

Terapia intensiva: +69 (+36,5%)

Ricoverati con sintomi: +585 (+36,3%)

Isolamento domiciliare: +23.252 (+33,9%)

Nuovi casi: 38.328 (+19,9%)

Casi attualmente positivi: +23.906 (+34%)

"I nuovi casi settimanali - dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe - continuano a salire, seppur a un ritmo meno sostenuto rispetto alla settimana precedente, ma rimangono indubbiamente sottostimati dall’insufficiente attività di testing e dalla mancata ripresa del tracciamento dei contatti". Il rapporto positivi/persone testate, dopo l’impennata dall’1,8% al 9,1% in 4 settimane, negli ultimi 7 giorni avrebbe segnato una crescita più contenuta salendo al 10,7% e la media mobile dei nuovi casi si sta progressivamente appiattendo.

Trend settimanale nuovi casi-2

Tuttavia secondo la fondazione Gimbe i nuovi casi sarebbero indubbiamente sottostimati a causa dell'insufficiente attività di testing e dalla mancata ripresa del tracciamento dei contatti. Infatti, il rapporto positivi/persone testate, dopo l’impennata dall’1,8% al 9,1% in 4 settimane, negli ultimi 7 giorni ha segnato una crescita più contenuta salendo al 10,7% e la media mobile dei nuovi casi si sta progressivamente appiattendo.

A riconferma del rischio di una sottostima dei nuovi casi c'è la situazione negli ospedali dove - seppur con numeri contenuti - si conferma un netto incremento percentuale dei ricoveri: +36,3% in area medica e +36,5% in terapia intensiva. In termini assoluti, il numero di posti letto occupati da parte di pazienti COVID in area medica è passato dal minimo di 1.088 del 16 luglio ai 2.196 del 3 agosto e quello delle terapie intensive dal minimo di 151 del 14 luglio ai 258 del 3 agosto, ma al momento le percentuali di occupazione a livello nazionale rimangono molto basse: 4% in area medica e 3% nelle terapie intensive. Tuttavia, si osserva una notevole eterogeneità regionale: per l’area medica si collocano sopra la media nazionale Sicilia (11%), Calabria (9%), Campania (6%), Basilicata (6%), Lazio (6%) e Sardegna (5%); per l’area critica sopra media nazionale Sardegna (10%), Liguria (6%), Lazio (5%), Sicilia (4%) e Toscana (4%).

Non mancano i dubbi, da parte di alcuni, sui vaccini, ma anche dal monitoraggio Gimbe arriva una riconferma della loro utilità: i dati dei decessi sono infatti stabili, nonostante l'aumentata circolazione virale che da settimane si registra nel Paese: 120 negli ultimi 7 giorni (di cui 12 relativi a periodi pregressi), con una media di 17 al giorno rispetto ai 16 della settimana precedente.

Per quanto riguarda, invece i rischi di nuove restrizioni abbiamo già spiegato come i nuovi parametri per i cambi colore delle Regioni prendano in considerazione oltre alla situazione degli ospedali, l'incidenza dei nuovi casi. Bene, in 62 Province l’incidenza è pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti e in Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Veneto tutte le Province raggiungono o superano tale soglia. In quattro Province si registrano oltre 150 casi per 100.000 abitanti: Cagliari (303), Ragusa (236), Caltanissetta (197) e Lucca (172).

Il piano vaccini

E la corsa ai vaccini? A fronte di una variante delta ormai prevalente, oltre 2,7 milioni di over 60 non hanno ancora completato il ciclo vaccinale. In dettaglio: 1,98 milioni (11%) non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose con rilevanti differenze regionali (dal 19% della Sicilia al 6,2% della Puglia) e 0,77 milioni (4,3%) devono completare il ciclo con la seconda dose. I dati confermano l’esitazione vaccinale in questa fascia anagrafica, e non solo: il trend di somministrazione delle prime dosi vede una flessione anche in tutte le altre classi d’età superiori ai 30 anni (figura 18), con notevoli differenze di copertura tra le varie fasce anagrafiche.

Il numero di somministrazioni giornaliere non riesce a decollare sia per la limitata disponibilità di vaccini a mRNA, sia perché non vengono più utilizzati quelli a vettore adenovirale per le prime dosi. In dettaglio, AstraZeneca viene impiegato quasi esclusivamente per i richiami (98,4% delle somministrazioni nell’ultima settimana); le somministrazioni di Johnson & Johnson sono ormai esigue (poco meno di 35 mila nell’ultima settimana) e le Regioni hanno iniziato a restituire le dosi non utilizzate; la limitata disponibilità di dosi di vaccini a mRNA ostacola, a breve termine, la possibilità di accelerare la vaccinazione negli under 60, oltre che di convincere gli over 60 ancora scoperti che rifiutano i vaccini a vettore adenovirale. "Dopo oltre un mese di decremento – spiega Mosti – nelle ultime due settimane risale la percentuale di prime dosi sul totale delle dosi somministrate: nella settimana 26 luglio-1 agosto poco più di 1 milione, pari al 29,5% del totale".

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