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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Coronavirus, la seconda ondata e il Natale: cosa accadrà?

Tante le speranze che l'epidemia possa fermarsi a breve, ma i contagi ci sono e oscillano giorno dopo giorno e i provvedimenti diventano sempre più stringenti

Il nuovo Dpcm (Decreto del presidente del Consiglio dei ministri) è stato firmato dal premier Giuseppe Conte e dal ministro della salute Roberto Speranza nella notte tra mercoledì 3 e giovedì 4 novembre, entrerà in vigore venerdì 6 e rimarrà valido fino al 3 dicembre. Le persone positive al coronavirus al 6 novembre 2020 in tutta Italia sono oltre 470mila, un livello mai raggiunto durante la prima ondata. Come riporta Today, ci sarebbero alcuni indicatori che farebbero pensare però che il virus stia in qualche modo «rallentando» la sua sfrenata «corsa» in giro per la Penisola: l'aumento pare infatti più contenuto "giorno su giorno" rispetto a una o due settimane fa. Il nuovo Dpcm  ha suddiviso intanto le regioni in tre fasce: rossa, arancione e gialla, con relative strette.

Seconda ondata: quando inizia la discesa?

Una domanda difficile alla quale rispondere è proprio questa: quando inizierà la discesa? Non è possibile definirlo con certezza. Sempre Today scrive che solitamente il picco si dovrebbe raggiunge a circa 60-70 giorni dall’inizio e nel caso specifico in cui stiamo vivendo, sarebbe riconducibile alla metà di settembre. Ma sono solo ipotesi. «Oscillazioni quotidiane» nel numero dei contagi, che «sono ampiamente previste, quello che bisogna vedere è come va il trend. E certamente nelle ultime 3 settimane abbiamo avuto un trend in aumento, anche se negli ultimi giorni, a occhio e croce, vediamo una certa stabilizzazione a livelli relativamente elevati», ha affermato Giovanni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, durante la conferenza stampa al Ministero di mercoledì 4 novembre. Ma ha precisato l'esperto, «il numero di positivi sul numero di tamponi supera il 10%». Quindi il «tasso di positività è ancora piuttosto elevato e questo è un segnale non del tutto positivo. Il numero di ricoveri, anche in terapia intensiva, negli ultimi giorni è stato tendenzialmente in aumento - ha continuato Rezza - anche se in quasi tutte le aree del Paese ancora non si registra una vera e propria criticità, perché il numero di posti in terapia intensiva è aumentato rispetto alla fase 1 dell'emergenza».

Il Natale 2020

A dare un indizio sull'andamento dell'epidemia e sulla sorte del Natale, saranno i dati relativi al contagio della seconda settimana di novembre. Difficile ipotizzare cosa potrebbe accadere nell'arco di 50 giorni, sono troppe e differenti le varianti che si intersecano. Le misure adottate da Conte dovrebbero portare speranza in questo senso. «Se arriviamo al Natale con un certo margine di serenità - ha affermato il premier mercoledì 4 novembre durante il suo intervento -, anche la fiducia nei consumi non sarà depressa e potremo vedere un certo margine di ripresa. Non sto pensando a un Natale con veglioni e abbracci. Dobbiamo sempre rispettare le regole».

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