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I sindacati del pubblico impiego annunciano lo stato d'agitazione

Le sigle chiedono il rinnovo dei contratti anche per il triennio 2019/2021

Si fa sempre più aspro il braccio di ferro tra la Giunta provinciale e i sindacati del pubblico impiego sul tema del rinnovo dei contratti dei circa 40mila lavoratori del settore. Venerdì 12 novembre, otto sigle sindacali (Fp Cgil, Flc Cgil, Cisl Fp, Cisl Scuola, Uil Fpl Sanità, Fenalt, Nursing Up Provincia Trento, Satos del Trentino) hanno formalizzato al Commissario del Governo e agli enti dei comparti pubblici – Autonomie Locali, Scuola, Sanità e Ricerca – la proclamazione dello stato di agitazione del personale di tutti i comparti, attivando le procedure per il tentativo di conciliazione previsto dalla legge.

"È una strada obbligata, dato il perdurare dell’assenza di risposte della giunta sui tanti temi che affliggono i comparti pubblici trentini, a partire dal blocco dei rinnovi contrattuali 2019/2021 scaduti il 31/12/2018" dicono i sindacati.

Negli scorsi giorni il presidente della Provincia Maurizio Fugatti aveva parlato di rinnovo "dovuto e doveroso", ma a partire dal 2022. Per il triennio 2019/2021 verrebbe riconosciuta l'indennità di vacanza contrattuale. "Una mancetta" era stata la replica delle sigle.

"Il Ddl di stabilità per il 2022 - è l'accusa dei sindacati - prevede esclusivamente risorse per il triennio 2022/2024: di fatto si concretizza il blocco triennale dei contratti pubblici trentini, un fatto politicamente e amministrativamente rilevante che rappresenterebbe un precedente inaccettabile per la nostra Autonomia speciale".

Una situazione che mette il Trentino in una situazione unica a livello nazionale: il governo infatti ha stanziato risorse per gli anni 2019, 2020 e 2021, per un aumento medio del 4,07%, riconoscendo gli anni di precariato e gli scatti programmati nella scuola, stanziando risorse per i professionisti della sanità ed ora, con la manovra 2022, incrementando finanziamenti per accessori, assunzioni e valorizzazione professionale.

"In questo quadro - concludono le sigle - è oggettivamente impossibile non stigmatizzare una scelta politica ben precisa che tende a mortificare e dequalificare l’intero settore pubblico sul territorio a favore di altri settori di maggiore interesse e consenso elettoralistico".

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