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Continua la protesta degli infermieri: "Personale sfinito e sempre più esiguo"

Incontro con il dg dell'Apss Ferro e la direttrice delle risorse umane Morandini. Pesano i 480 lavoratori sospesi o in quarantena

È andato in scena lunedì l'ultimo incontro tra il sindacato degli infermieri Nursing up e i vertici dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari, con il direttore generale Antonio Ferro e la direttrice del dipartimento risorse umane Chiara Morandini. Sul tavolo, come noto, le criticità legate al personale sanitario sempre più esiguo e stressato. Anche perché, secondo i dati Agenas più recenti, il Trentino è, tra regioni e province autonome, quella con il più alto tasso di occupazione delle terapie intensive, il 29%. Tra i pazienti ricoverati in rianimazione, il 75% non è vaccinato. "Una situazione grave" dice il sindacato in una nota firmata dal coordinatore trentino Cesare Hoffer.

Ma c'è un altro dato che fa preoccupare il sindacato, e cioè quello dei lavoratori a casa: agli attuali 200 dipendenti sanitari e addetti all'assistenza sospesi perché non vaccinati (di cui 100 infermieri), si sono aggiunti altri 280 fermati in quarantena perché risultati positivi al covid.

Il problema, sottolinea nursing up, è che "l’enorme mole di attività, viste anche le campagne vaccinali tutt’ora in essere, finisce per gravare sempre sulla stessa compagine lavorativa, ormai sfinita e senza più risorse psicofisiche, con la conseguenza di un sempre maggiore abbandono della professione o migrazione verso istituti privati e/o stati esteri, che concedono maggiori riconoscimenti economici e di carriera".

Per questo è stata chiesta l'attivazione di un tavolo aziendale, con la presenza anche di rappresentanti politici, per individuare tutti gli interventi possibili per attrarre nuovo personale: "Abbiamo proposto di migliorare le condizioni di lavoro - dice Hoffer -, garantire punti di ascolto e maggior supporto psicologico agli operatori, attivare immediatamente i tavoli sindacali per garantire celeri riconoscimenti economici come l’erogazione di indennità specifiche, delle fasce economiche ed incentivi per il personale coinvolto nell’emergenza covid, sviluppare una politica di benefit per attrarre professionalità da altre regioni (appartamenti, asili nido), potenziare il parco macchine aziendale, assumere personale con incarichi lunghi o possibilmente a tempo indeterminato, concedere part-time al personale in particolare situazione di difficoltà".

La situazione, secondo quanto riferisce Nursing up, è a rischio anche per la qualità delle cure, che diventa sempre più difficile da garantire. C'è infine il capitolo delle malattie professionali: "Ansia, burnout e depressione colpiscono in particolare il personale infermieristico, che è di fatto quello più esposto, e gli effetti di questo stress post traumatico dovrebbero essere riconosciuti".

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