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Gestione degli orsi, il Consiglio di Stato boccia la Provincia di Trento

La Pat non potrà più abbattere orsi senza l'autorizzazione dell'Ispra come aveva deciso a giugno la giunta Fugatti. Esultano gli animalisti: "Vincono i plantigradi contro una Provincia orsofobica”

Giovedì 17 marzo il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso della Provincia di Trento bocciando definitvamente le “linee guida provinciali per la gestione degli orsi” (deliberate lo scorso 25 giugno dalla Giunta Fugatti) per la loro “irragionevolezza e sproporzione” che portavano a "trascurare la valutazione specifica del caso concreto". 

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Da oggi la Pat non potrà più abbattere gli orsi coinvolti in aggressioni agli esseri umani senza aver prima ricevuto l’autorizzazione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). La delibera voluta da Fugatti consentiva infatti di uccidere gli animali considerati problematici senza ricorrere prima a metodi alternativi (come la cattura) e in deroga al regime di protezione dell’orso previsto dalle norme nazionali ed europee (direttiva Habitat).

Le linee guida volute da Fugatti

Le linee guida prevedevano, in contrasto con quanto previsto dal Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali (cosiddetto Pacobace), un automatismo tra i danni causati al patrimonio o l’aggressione compiuta da un orso e l’abbattimento dell’animale, a prescindere da una valutazione oggettiva, caso per caso, della gravità dei danni economici, delle cause dell’aggressione e quindi dell'esistenza di un pericolo concreto per l’incolumità pubblica.

In questo modo l'abbattimento degli orsi, da rimedio estremo a fronte di situazioni eccezionali non prevedibili, era stato trasformato dalla Pat in uno strumento ordinario di intervento che poteva essere disposto anche da un sindaco con un'ordinanza "contingibile e urgente".

Il ricorso degli animalisti 

A ricorrere al Tar contro le linee guida della Pat era stata inizialmente la lega nazionale antivivisezionista (Leal) tramite l’avvocato Aurora Loprete, a cui il tribunale amminsitrativo regionale aveva dato ragione. Una sentenza contro la quale la Pat aveva deciso a sua volta di fare appello, ma che ieri è stata confermata dal Consiglio di Stato. “Con la delibera delle nuove linee guida la Provincia aveva dato il peggio di sé - commenta oggi il presidente di Leal Gian Marco Prampolini -. La decisione del Consiglio di Stato è una sconfitta per la Provincia di Trento che in preda alla ormai cronica orsofobia aveva giocato la carta del ricorso. La vittoria è dei plantigradi, della giustizia e di Leal”.

Anche il Wwf e la Lega nazionale per la difesa del cane avevano parlato di “soluzioni cruente e irrimediabili. La politica di riduzione del numero di esemplari presenti sul territorio provinciale perseguita dalla Pat non è basata su elementi scientifici ma sulla percezione, non dimostrata, di una maggiore dannosità e pericolosità di questa specie”. “Auspichiamo - scrivono oggi le associazioni - che la Pat, dopo l’ennesima batosta subita, riprenda un percorso fondato sulla promozione della convivenza partendo dalla conoscenza e non dai pregiudizi”.

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