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Lo scontro

Centro Sociale Bruno: “Continuiamo a (r)esistere”. Rossato: “Abusivi, fuori”

È guerra tra attivisti e politici sull'edificio che sorge sulla destra Adige

È guerra sull’immobile di Lungadige Nicolò, dove trova sede da tempo il Centro Sociale Bruno. Fratelli d’Italia parlano di abusivismo e di necessità di "sgomberare" l’immobile per quelli che vengono considerati progetti di approdo, che riguardano vittime di violenza, genitori separati o per nostri concittadini in emergenza abitativa. Ma gli attivisti sostengono che non sarebbe arrivata “l’ora di andarsene” e che il comodato d’uso sarebbe stato stralciato dalla PaT stessa, a suo tempo.

"È andato in scena in Consiglio Provinciale (del 29 novembre ndr) un siparietto tragicomico e grottesco – scrivono gli attivisti del centro sociale -. I consiglieri Moranduzzo e Rossato chiedono di cacciarci dallo stabile di Lungadige San Nicolò 4 per farci quello che noi già ci facciamo, perché improvvisamente hanno a cuore le sorti delle svariate e numerose persone che vivono all’addiaccio. La consigliera Rossato afferma che il comodato d’uso che avevamo stipulato con la Provincia sarebbe scaduto: niente di più falso, in quanto quel comodato è stato stralciato unilateralmente dalla Pat con la scusa di lavori che avrebbero riguardato l’area su cui sorge il Centro Sociale Bruno. Ed è che qui viene il bello, quando il vice presidente Mario Tonina ammette candidamente che non ci sono al momento progetti certi sulla zona e sullo stabile, ma che intanto dovrebbero sgomberarci e poi si vedrà".

Pesanti le accuse che gli attivisti del centro sociale rivolgono ai politici, considerandole persone che “ha solo saputo distruggere, discriminare e ridurre il welfare di questo territorio, nonché gli spazi di aggregazione e confronto. Pur di non parlare dei problemi reali che affliggono il Trentino tirano fuori uno dei loro cavalli di battaglia della campagna elettorale di quattro anni fa. Come allora continuano a parlare di un centro sociale come se fosse una specie di fungo malefico spuntato chissà come e non qualcosa che è sorto e si mantiene in piedi perché risponde alle esigenze di una fascia consistente della popolazione”.

Il Bruno, come ricordato anche da chi da anni lo gestisce, era un edificio “in completo stato di abbandono e recuperato a nostre spese”. Il centro ospita persone che in questo si troverebbero per strada senza quel punto di riferimento, ha una scuola di italiano, uno sportello curriculum, uno inerente al diritto all’abitare e uno di orientamento legale che aprono settimanalmente.

"Progetti - sottolineano dal Bruno - che hanno vita e respiro in maniera totalmente autonoma e autorganizzata, non sufficienti sicuramente davanti ai bisogni con cui si trovano a fare i conti, ma che funzionano e operano da anni senza l’ausilio di alcun fondo pubblico. Sono anni che chiediamo la risistemazione dei tanti edifici pubblici tenuti vuoti per farci un ostello per i lavoratori senza tetto. Perché noi sul tema ci lavoriamo concretamente da anni e abbiamo visto sulla pelle delle persone tutti i danni che questa giunta ha fatto".

Conclude così la nota degli attivisti del Bruno: "È evidente che ci troviamo ora di fronte all’ennesimo tentativo di trovare un comodo capro espiatorio per non parlare del disastro della sanità, dell’inflazione più alta d’Italia, del caro bollette, del caro affitti, degli oltre 1.000 appartamenti ITEA vuoti, della crisi climatica e della precarietà diffusa. Si cerca di ammantare di ‘legalità’ quello che è solo l’arbitrio di chi si è impadronito del potere provinciale, essendo venuta meno (per la stessa ammissione della giunta) la ragione di fondo che aveva portato allo stralcio del comodato d’uso dello stabile in questione. A questo arbitrio di prepotenti incapaci rispondiamo continuando come sempre a lavorare e lottare per risolvere tutte quelle problematiche che voi ignorate o che cercate solo di strumentalizzare. Noi non ci fermiamo, né arretriamo".

Perplessa la reazione di Rossato che continua a definire gli attivisti del Bruno quali "inquilini abusivi" dello stabile sulla destra Adige cittadina. "Avessero letto bene le mie dichiarazioni - controbatte Rossato -, avrebbero appreso la volontà della sottoscritta di destinare l'immobile sgomberato a progetti di primo approdo per donne vittime di violenza, genitori separati o per nostri concittadini in emergenza abitativa a seguito magari di sfratti esecutivi. Insomma, con un po' di buona volontà, quello stabile potrebbe davvero tornare ad essere una ricchezza per la nostra comunità e non più un luogo occupato abusivamente dalla notte dei tempi. Non ho mai parlato di rifugio per senzatetto come altri colleghi".

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