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Petizione contro la riattivazione del Cementificio Sarche, raccolte quasi 1300 firme: "Salviamo la valle dei Laghi"

Il comitato promotore incontra il presidente del consiglio provinciale Kaswalder: obiettivo evitare il ritorno di Italcementi

Un no deciso alla riattivazione del Cementificio Sarche. I promotori del comitato "Salviamo la valle dei Laghi" sono stati accolti dal presidente del Consiglio provinciale trentino Walter Kaswalder nella mattinata di lunedì 6 settembre. Il gruppo, composto dal referente Marco Pisoni, dal responsabile della comunicazione, Marco Albino Ferrari e da Andrea Tomasi, componente dell’organismo, ha consegnato nelle mani del presidente del Consiglio provinciale le 1.286 firme raccolte a sostegno della petizione popolare lanciata per dire “No alla riattivazione del Cementificio Sarche”.

Pisoni ha spiegato che il ritorno di Italcementi in questa zona, previsto a partire dal 1° gennaio prossimo dopo 6 anni di stop, comporterebbe la riaccensione dei forni dello stabilimento, con la conseguente emissione di tonnellate di sostanze nocive. A preoccupare è soprattutto il funzionamento a carbone dell'impianto: per trasportare il carbone, dice il comitato, centinaia di Tir dovrebbero percorrere ogni giorno la Valle dei Laghi, tra le aree più belle e delicate del territorio provinciale dal punto di vista sia ambientale che agricolo, ma pregiata anche nell’ottica di uno sviluppo turistico.

Il comitato ha illustrato tre ragioni a sostegno del no: la prima è l’alto valore naturalistico e paesaggistico di questo territorio, “piccolo e prezioso ambiente nel quale l’imponente Cementificio Sarche spicca per la sua incoerenza con ciò che lo circonda”. Il comitato giudica “quanto mai inopportuna la messa in funzione del forno e la contestuale ripresa dell’attività estrattiva dalla cava adiacente”.

Secondo punto, la logistica. Il sito industriale del cementificio di Sarche si trova in un’area nella quale le strade sono già intasate dall’intenso traffico di turisti e pendolari, ai quali si sommano numerosi mezzi pesanti. “Noi - precisa il Comitato - non ci opponiamo alla ripartenza di questo insediamento industriale per un interesse egoistico, come il nimby (not in my back yard), ma prendiamo atto di una realtà oggettivamente inadatta ad ospitare un incremento di traffico pesante per il trasporto di circa 250mila tonnellate annue, come prevede lo stesso cementificio”.

Terza ragione, l'impatto dell'attività del cementificio sulla qualità dell'aria. Il comitato ricorda il claim 'Respira, sei in Trentino' utilizzato recentemente per delle campagne promozionali. "Opporsi alla riattivazione delle ciminiere di Sarche - avvertono i presentatori della petizione - vuol dire fare una scelta coerente con gli ingenti investimenti pubblicitari avallati dalla Provincia". Una volta a regime, sostiene il comitato, l'impianto rilascerebbe nell'atmosfera sostanze inquinanti come monossido di carbonio, ossidi di azoto e polveri.

C'è poi anche una considerazione relativa al turismo della Valle dei Laghi: far coesistere agricoltura e turismo, dicono i promotori, favorirebbe una crescita coerente con l’immagine del Trentino e con il percorso già intrapreso dalla Valle dei Laghi negli ultimi decenni, oltre che raccomandato dagli indirizzi europei e nel Pnrr per la valorizzazione delle peculiarità naturalistico-paesaggistiche di questo territorio: puntare su un turismo “leggero” e attivo, che riscopra gli antichi borghi e metta in primo piano la cultura locale, permetterebbe di creare molti più posti di lavoro di quelli, una trentina, promessi dal Cementificio.​​

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