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Bonus bebè, proteste a Trento: "i bambini sono tutti i uguali. Via il requisito dei dieci anni per il bonus nascita"

Il presidio in piazza di Cgil, Cisl Uil e Acli insieme ai rappresentanti delle comunità straniere. “Il Consiglio provinciale può cambiare la legge. No ad una società basata sulla discriminazione”

"No ad una società che discrimina tra cittadini fin dalla culla". È questo l’appello ribadito nella mattinata di mercoledì 28 luglio da Cgil, Cisl Uil e Acli insieme ai rappresentanti delle comunità straniere, alla Caritas diocesana, al mondo del volontariato trentino che con un presidio in Piazza Dante hanno rilanciato la petizione per modificare i criteri di accesso al bonus nascita trentino che attualmente esclude tutti i bambini e le bambine nate da famiglie che non sono residenti da almeno dieci anni in Italia. Un requisito discriminatorio per cambiare il quale si chiede l’intervento del Consiglio provinciale. Petizione che è stata anche firmata da alcuni politici, compreso il sindaco di Trento, Franco Ianeselli.

Durante il presidio di protesta per i criteri di accesso al bonus bebè (1)-2

“Quello per cui ci stiamo impegnando non è una questione meramente economica. Regole come queste minano le basi culturali e sociali su cui si è costruita la nostra società, che da sempre valorizza le diversità come un punto di forza” sottolinea Luca Oliver delle Acli che insieme a Cgil Cisl Uil sta promuovendo la raccolta firma per cambiare la norma provinciale.

A queste parole ha fatto eco anche Zebenay Jabe Daka, il rappresentante della comunità etiope in Trentino: “La politica deve essere a servizio delle persone, non uno strumento per discriminare tra persone. Nessuno sceglie dove nascere. Chi oggi sostiene questa misura non è nato per scelta in Trentino. Dobbiamo batterci per continuare a far comprendere che la comunità è un punto di forza della nostra comunità. Tutti i 4mila bambini che nascono ogni anno su questo territorio sono trentini, a prescindere dalla provenienza dei loro genitori. Mio figlio è trentino e canta l’inno di Mameli. Questa norma vuole dire che i bambini non sono tutti uguali”.

Sul valore della diversità, dell’inclusione è intervenuto anche don Cristiano Bettega della Caritas diocesana sottolineando il rischio che sta correndo la comunità trentina richiudendosi in se stessa. “Chiudersi, costruire muri non è la strada per difendere la propria identità. La storia ci insegna che le società che si sono chiuse, che hanno escluso, sono destinate a morire”.

Durante il presidio di protesta per i criteri di accesso al bonus bebè (2)-2

Duro il commento anche di Claudio Bassetti del Cnca che ha parlato di demolizione della cultura dell’accoglienza attraverso atti che sono di vera e propria discriminazione “una cultura che si insinua goccia dopo goccia nella nostra comunità tagliando fuori chi vorrebbe farne parte”.

Una situazione, secondo i sindacati e tutte le realtà intervenute, che va in controtendenza rispetto a quanto accade nel resto del mondo. "Basta guardare il sistema economico provinciale che difficilmente potrebbe reggersi senza il supporto dei lavoratori e delle lavoratrici straniere" sottolineano i sindacati. “Già oggi il 40 per cento dei lavoratori del turismo nel nordest non è italiano; il 38 per cento degli operai iscritti in cassa edile non è italiano. Questa è la realtà ed è solo includendo, costruendo politiche di integrazione che la nostra società si rafforza”, ha concluso Andrea Grosselli a nome di Cgil Cisl Uil.

In Trentino su 3200 bambini e bambine che hanno i requisiti per accedere al bonus nascita trentino, 140 restano tagliati fuori perché nati da un papà e una mamma residenti da meno di dieci anni in Italia. Vale a dire appena il 4,4% del totale. Sono numeri che dimostra come la misura voluta dalla Giunta Fugatti è solo discriminatoria. Anche per questa ragione la raccolta firme e l’impegno di Cgil, Cisl Uil e Acli proseguirà nelle prossime settimane con nuove iniziative.

La petizione è stata organizzato su change.org

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